Dopo i giorni di Braila è ora di partire. Al mattino sono distrutto. Caldo soffocante, 40 e passa gradi, zanzare a migliaia che mordono sempre, pescatori che iniziano alle 4 di mattina con i loro fuoribordo rumorosi, gente che grida, e onde. Dormire nelle città è sempre difficile. Anche lo stomaco non sta bene.
Ricevo un messaggio che dice che devo essere stasera a Tulcea. Sono 101 km!! Con vento forte a favore potrebbe anche essere possibile ma ora con questo vento da sud che mi rallenta e il mio corpo che non risponde è impossibile. Ci provo.
Dopo 3 km, a pezzi, mi ferma pure la polizia per un controllo. Gentili e professionali. Nessun problema e saluti. Decido che l’unico modo per rispettare l’appuntamento è farmi trainare da Serena. Non mi piace ma non ho scelta e la signora Viorica, la governatrice dell’Arbdd (Administratia Biosfera Delta Dunarii) viene apposta da Bucarest per concedermi una intervista.
Il viaggio a motore è facile ma noioso e rumoroso. Tutto è così banalizzato da questo meravigliosa protesi che brucia e produce movimento. Meravigliosa e pericolosa. Pigrizia in agguato. La velocità la cosa più sopravvalutata su questo pianeta. Comunque ringrazio il piccolo fuoribordo da 4 cv e dopo 11 ore ininterrotte siamo a Tulcea.
Tramonto infuocato. E in quei km? Solito bel Danubio, tanto verde, l’orrendo water front di Galati, i cantieri navali ora comprati dagli olandesi, la fantascientifica fabbrica suprematista sulla collina, e poi i 470 metri di Moldavia, colline, e la bella Ucraina con il grande porto di Reni. Non entriamo in Ucraina per il mio solito odio dei confini. Mi hanno detto che le pratiche sono lunghe.
Nonnepossopiù!! Di ufficiali che controllano che io sono realmente io. Di carte inutili. Di cancelli.
Il Delta si avvicina, l’acqua è verde e più trasparente. Si vede che qui c’è maggiore rispetto. È un parco e, come tutto dovrebbe essere, è patrimonio dell’umanità. L’Unesco ha messo il suo imprimatur.
Ci attendono, a Tulcea, grida amiche del capitano Auriel, Norman e Nina, i kayakers che avevo incontrato a Braila. Nina non sta bene, ha un infiammazione e forse un colpo di sole e Norman l’ha trainata stesa sul suo Kayak per 50 km. Questo è amore!!
Siamo ospitati sulla imbarcazione ammiraglia della flotta dell’Abrdd. Cabina con bagno e aria condizionata!! E chi si aspettava tanto. Saluto la governatrice che ci ha atteso appena arrivata da Bucarest e il capitano che ci prepara da mangiare.
Mamaliga (polenta), pest (pesce), birra, palinka e caffè. Il capitano, per motivi inspiegabili, con noi parla russo. E cordialmente non ci capiamo. Ma sicuramente comunichiamo. Magari non proprio quello che vorremmo. Lui vorrebbe tirare tardi a bere e noi vorremmo semplicemente dormire. Compromesso. Una ultima bevuta in un’isola artificiale in un lago artificiale in mezzo alla città e poi finalmente a letto.
Quello che amo della Romania: la gente, i sapori veri, i colori, le strade con selciato, la musica tradizionale, i carretti con i cavalli, i cani randagi dolci e mai aggressivi, i Lipovani, i bambini Rom prima che siano rovinati dai loro genitori e dall’oro della gente “perbene”, la Dunarea. Quello che non amo ma sopporto sono: la musica insulsa internazionale nei bar, il volume della musica, la ineducazione e a volte maleducazione di chi conduce le barche a motore (90%), i politici corrotti (le facce parlano da sole), i pescatori che abbandonano rifiuti nel fiume, chi butta tutto per terra e le troppe macchine.
Tulcea mi avvolgerà con tutto. Ancora non lo so. Subito arrivano dall’Italia Paolo e Nicola. Questo folle documentario sembra sempre che non ce la faccia ma continua, con carenza di tutto tranne che di passione e talento, e sacrifici. Adesso anche le mie due videocamere waterproof fanno le bizze. Mi rimane il telefono. Se avessi detto 20 anni fa che si sarebbe girato un DOC con un telefono che avrebbero detto??
Il Delta del Danubio è immenso. La stupidità umana pure. Forse essa è infinita. Come è possibile accettare che un ambiente così delicato venga visitato in poche ore su barche a tutta velocità anche nei piccoli canali. È come visitare gli Uffizi su uno scooter. Le varie organizzazioni si danno da fare e ci sono molte zone a protezione integrale. Mancano mezzi, intelligenza, soldi. E il solito turismo becero che massacra. Sento l’impotenza della Abrdd. I soldi dei turisti la fanno inchinare. La signora Viorica è troppo brava per restare. La mediocrità regna sovrana.
Un ente che fa quello che può. Piccoli screzi tra colleghi, gerarchie, burocrazie. Gli impiegati guadagnano 150-250 euro al mese e la vita costa quasi come da noi. Non ci sono incentivi. Ho conosciuto persone che lavorano come matti e credono davvero in quello che fanno, come Petru. Un lavoro immenso su un’area immensa. Il mondo che li attende fuori è diverso.
Questo mondo è cheap. In mano a gente ignorante che non ha avuto possibilità di conoscere. Tenuta in ignoranza da chiesa, aristocratici e ricchi. La conoscenza del pastore e del pescatore annientata da un mondo chiassoso, dai tatuaggi insulsi che hanno perso il loro significato, dalle grida insensate. Un mondo tatuato ed ipertrofico, estetizzante e rumoroso, che basa tutta la sua comunicazione sulla seduzione e sull’inganno per far nascere bisogni. Come Il falso amore. Non a caso nella loro saggezza i padri della cosmogonia classica davano come genitori di Eros, Poros, espediente, e Penia, povertà. Quando sei povero di mezzi ti devi arrangiare per portare a te una bella gnocca. O un bel gnocco.
Un’amore, una infatuazione che nasce da simili genitori non può che generare disastri. I ragazzi leggeri e brillanti del malomarketing, dei bisogni indotti. Semplicemente disattenti criminali. Questa Romania sa troppo di Italia come l’Italia sa troppo di America. È la miseria dietro l’angolo che ci accomuna. E la malacomunicazione. La vera comunicazione è liquida e come l’acqua è umile, trasparente, pura non ha bisogno di trucchi. Non è Fanta. L’amore vero, Agape, è comunicazione. Sincera.
Questa Romania è bellissima fuori dalle città. Le città sono mediamente sulla via del becerume che si trova ovunque ci sia la televisione, anche qui onnipresente. In tutta Tulcea non trovo un bar dove ci sia silenzio, dove possa ascoltare i miei pensieri. Dove si possa parlare in pace. Il bar per me è osservatorio perfetto. Leggo la vita nelle pieghe dei volti più o meno stropicciati. Almeno ci provo.
Quante cose mi sta insegnando questo viaggio. Come i due amici lituani, Saulius e Ruta. Li incontro navigando verso il Mar Nero. Sulla loro piccola barca a vela.
Arrivano dalle Hawaii da dove Saulius da solo senza elettricità e senza motore ha navigato fino a qui in tre anni. Come sono belli e semplici. E sani. Hanno quasi 50 anni ma sembrano giovinetti. Pieni di energia e saggezza, e generosità.
Come Paul Vassiliu, maestro d’ascia, che costruisce le Canotke, crasi di Lotka e Canoa da una idea di Ivan Patzaikin, il grande campione di canoa che ha vinto tanti titoli olimpici. Coda di cavallo, nativo di Mila 23 (miglio 23) un paesino Lipovano a 23 miglia dal Mar Nero dove ci si muove in barca. Come Victor Dragoi, che ha costruito gli scafi per la casa galleggiante che a Crisan ospiterà le Canotke per un turismo lento e sano.
Victor è stato per me un amico prezioso. Mi ha ospitato nella sua bella casa, ora da 10 giorni, permettendomi di riposare. Mi ha dato mille aiuti, abbiamo messo a riposo la barca di Paolo dopo la partenza di Anna e Leon che tornano in Italia. Sono finiti loro i soldi e non possono più stare con me. Grazie al loro grande lavoro, per sopportarmi.
Victor dicevo mi continua ad aiutare come un fratello e spero che la sua piccola azienda dove lavora il padre possa avere il successo che merita, sopratutto con le houseboat (www.signumdelta.ro).
Il delta è il luogo che merita questa attenzione e i complessi turisticì che stanno sorgendo rischiano di massacrarlo. Meglio piccole e ben costruite houseboat che possano essere alate in inverno lasciando libero il delicato territorio.
Con Jenika, un ricercatore che ha portato a termine progetti importantissimi nel Delta e nel mondo, ho conosciuto la ricchezza della flora e fauna del Delta. Affascinante.
Come Sfantu Gheorghe, e i suoi cori delle donne Ucraine che cantano delle fatiche dei loro uomini pescatori. Ci sono stato tre giorni e sono rimasto affascinato. Uno dei pochi luoghi in Europa dove le strade son di sabbia e ci si arriva solo in barca. Le poche macchine sono qui e basta. Cavalli liberi e vacche. Per strada. E lipovani e ucraini e poi pellicani.
Troppo da raccontare. Troppo bello. Troppi “awesome” ma così è questo viaggio come mi scrive un nostro lettore anglosassone.
I cani randagi mi vengono incontro scodinzolando, quelli stanziali abbaiano… Avete mai notato.
Sarà che tra simili…
Ciao Giac, che avventura, e quante sperienze, belle e brutte… Speriamo che tutto adesso vada benissimo, senza problemi,guai… Sicuramente puoi fare un po di riposo a Costanza! Abbraccio
“Cosa ami e cosa odi”…Non fermarti,Giacomo.A volte -personalmente-mi piacerebbe rinascere Albatros,eterno vagabondo che dorme planando sugli Oceani.Ciò che odi sta diventando “bene comune”,ciò che ami pascolo per Animali in via di estinzione.Questa “globalizzazione” è un cancro in metastasi.Salvati,non fermarti.
Un abbraccio forte(con dolcezza,però).
Grazie Bea e Mario, come sempre, per la Vostra attenzione.
Si mi fermo a Costanza per un po’. È un altro mondo. Ricchissimo di tracce.
Il Mar Nero mi ha stranamente un po’ spaventato. È stranamente quieto ma sotto c’è qualcosa di strano. Come morte. Non so. Eppure l’acqua è bella. E ci sono i delfini. Che sono arrivati prima di Costanza.
Mario, lo so, hai detto con le tue solite belle e precise parole, veramente poetiche, nel senso della poiesis.
Chissà che sara di noi elefanti in via di estinzione. Ci faranno un museo? Almeno un film.. Tipo Jurassik Park. Magari diverremo simpatici e ci faranno i parchi tematici e i pupazzetti.. Chissà
Un abbraccio
Forte
il vero problema sarà disintossicarti quando torni indietro…