Me ne sto seduto a scrivere, su questo bel divano, in questo bel Cafe Mozaic, che sa di passato anche se in moderno edificio, con questo sax soprano che danza agile tra culture diverse, ed il muezzin che cantilla dal minareto (si dice cantillare, non è errore): vedo fuori la pesante mole del museo archeologico, case cubane in rovina ma abitate, sepolcri romani vuoti, steli funerarie, antiquari in attesa appesi ai loro bronzi, cani randagi dolci ed educati. Il vento soffia forte. E Ovidio che guarda nostalgico il mare. Davanti gli hanno costruito una pizzeria della catena Spizzico. Potrei anche morire qui, ora, per la bellezza imperfettamente perfetta.
Sono a Costanza e mi ha già preso il cuore. Quanti cuori dovrei avere per sostenere questo viaggio? Se penso alla noia ed alle lamentele imbronciate di tanti compagni di viaggio mi domando come sia possibile non innamorarsi sempre di questo mondo che cambia. E sorridere.
Sarà l’ignoranza? L’ignoranza a me sembra una bestia strana. Si aggrappa alla schiena come una gatta e non ti molla più. (continua…)