Sulla strada giusta – Da Vienna a Esztergom

Cari amici vicini e lontani eccomi qua. Sono a Esztergom in Ungheria, Strigonium per gli antichi romani. Non so se ne è rimasto qui qualcuno, ma mi sembra sempre di sentire parlare Italiano intorno a me e dico: “Ma dove sono tutti ‘sti italiani in Ungheria, che ci fanno?”

Poi mi avvicino e non capisco nulla. Strano vero? Una delle lingue più difficili del pianeta sembra Italiano, se ascoltata distrattamente. L’Ungherese, appartenente al ceppo linguistico Ugro-finnico, assomiglia (un po’) al Lombardo.

D’altronde Attila da queste parti è arrivato e, se vogliamo, se non fosse stato per Attila l’Unno io non sarei probabilmente qui. Perché? Ma perché Venezia senza Attila non ci sarebbe mai stata, quelle terre emerse e poco salubri sarebbero rimaste alle folaghe, ai tuffetti, alle zanzare e a quei pochi pescatori che se le godevano.

Un bellissimo libro scritto nella seconda metà del 500 da Francesco Tatti (che si faceva già chiamare Francesco Sansovino, dal nome d’arte del padre Jacopo Tatti detto “il Sansovino”, esimio architetto ed umanista fiorentino trapiantato a Venezia) che si intitolava “De Barbari, onde ebbe origine l’inclita città di Venezia” racconta proprio come la leggendaria nascita di Venezia il 23 marzo 421 sia proprio la conseguenza di una serie di invasioni che Attila iniziò nel 352, demolendo e spaventando piano piano le colonie romane della costa Veneta.

Mi manca Venezia? Tutt’altro, sto benissimo qui e, forse, “oi barbaroi” ora stanno tutti in laguna, e parlano Veneto. Qui mi sembra di sentire una civiltà profonda, e radicata, di gente con grande dignità e molto bella, soprattutto gli anziani. La città pure è molto bella, cattedrale a parte, un po’ ingombrante e fallica direi. E di Attila (Senior e Junior) ne ho già incontrati due, che mi accolgono con un sorriso nel canale che era il vecchio Danubio dove c’è un bell’ormeggio proprio sotto la fortezza e la città vecchia.

Il Danubio qui è fiume vero, di nuovo. E vi racconterò il perché.

Ma come al solito riassumiamo. Qualche giorno fa lascio con le lacrime agli occhi il Frederic Mistral, il rimorchiatore di Cecco Beppe. Che bei giorni a Vienna. Grazie a tutti gli amici. Comunque partiamo: Serena è al seguito come sempre, con a bordo Fine che filma e scatta foto e anche Bruno. Sono solo su Clodia perché Bruno non vuole salire. L’ho combinata grossa. Maretta tra di noi. Va bene lo stesso, il viaggio è anche questo.

Passata la chiusa di Vienna il Danubio acquista una velocità impressionante, ed inizia quasi subito il Nationalpark Donau-Auen che si estende per una lunghezza vicina ai 20 km tra Vienna e la Slovacchia.

A bordo è salito un personaggio molto interessante, Viet (Vito) Braun, giornalista freelance che lavora per Deutsche Welle, una famosa emittente radio e televisiva che trasmette in tutto il mondo. Viet ha letto l’articolo di 7 pagine pubblicato su Segeln Magazine e detto fatto mi contatta via mail e viene a bordo per due tre giorni.

Così si dovrebbe fare giornalismo! L’intesa è immediata e malgrado il mio ormai cronico ritardo (troppe cose ragazzi, troppe cose da fare e che accadono, avvengono, nella mia vita incasinatissima, ma bellissima) lui sorridente mi attende sul Danubio godendoselo e riposando un pò dopo il viaggio da Bruxelles, ed una notte quasi insonne. Tra l’altro conosce molto bene l’altro angelo di Vienna, Julieta, anche lei giornalista come pochi sanno essere. Dio li fa e poi li accoppia. Anche se non sono accoppiati in realtà.

Partiamo, Viet sale a bordo e parliamo di tante cose; ha anche lavorato per anni a bordo di una nave lungo il Danubio, e per poco non ci ha rimesso qualche dito. Che persona semplice, e ricchissima. Con lui la conversazione è un piacere che mi arricchisce da tutti i punti di vista. Un vero regalo.

Si adatta a tutto, con un sorriso; navighiamo e mangiamo il meraviglioso formaggio, regalo di Thomas, e il pane come una volta di Bernd. Che sogno! Poco ci importa dei cinque passaggi di quei mostri di aliscafi veloci che fanno spola tra Vienna e Bratislava. Ma dove vanno? Si perdono tutto. Tutto!

Il Danubio qui ha sponde naturali, non dappertutto ma sempre più. Si vedono tronchi abbandonati dalle piene, così importanti per l’habitat naturale, spiagge, lanche, rami secondari. E vita. La corrente va a 10 km orari e in nemmeno due ore siamo a Orth dove già eravamo stati il giorno prima in bus per intervistare Carl Manzano, il direttore di questo fantastico parco.

Persona affabile, altissimo, di origine friulana, trasmette un immediato senso di professionalità mista a follia, ed entusiasmo puro per quello che fa. La passione si sente. Parte misurato, lento, poi inizia a correre e le emozioni trapelano, i sorrisi aumentano e per me è gioia pura, sentire le sue parole.

Siamo sulla strada giusta anche noi allora!?? Loro sono nati come ribellione, come resistenza civile ad un’incivile e legale volontà di pochi imprenditori per costruire una diga e centrale idroelettrica, l’ennesima! Ma una mobilitazione popolare, alla metà degli anni 80, senza precedenti in Austria, con sit-in, incatenamenti agli alberi, e campi di resistenza, con l’aiuto della stampa, riuscì nel miracolo: bloccare le ruspe e le motoseghe che già avevano iniziato a tirar giù gli alberi meravigliosi della piana alluvionale.

Le cose poi sono state difficili e laboriose, a volte i più ostici all’inizio come gli anziani cacciatori e pescatori si sono poi rivelati i più grandi alleati nel preparare il terreno fertile per quello che poi è venuto dopo ed ha posto il sigillo della tutela a queste zone salvate. Il parco! 12 anni di battaglie, riunioni, compromessi, e tanto lavoro! Il Dr. Manzano è qui sin dall’inizio e si sente che il parco è come un figlio, di più. Un regalo ricevuto, mantenuto e condiviso, da proteggere ogni giorno per consegnarlo a molti in futuro. Chapeau!

Se passate per Orth non mancate di visitare il castello, il centro del museo, con un meraviglioso teatrino che illustra con quinte mobili dipinte come un teatro barocco la genesi di un biotopo alluvionale, e poi il giardino che riproduce la biodiversità del parco vero e proprio. Geniale!

Il parco ha portato benessere e visitatori. Vengono organizzate visite in canoa sul fiume, dove è in restauro un vecchio mulino da parte di Martin Zörberl e Sabine, la sua compagna.. Nel loro sito potrete vedere quale storia incredibile racchiuda la sua ricostruzione con i carpentieri itineranti in divisa. E il maestro olandese che costruisce la ruota dentata.

Martin lo incontriamo arrivando a Orth, in un’ansa del vecchio Danubio dove vedo diverse barche in legno, i famosi Zillen, il mulino e una barca da fiume che subito mi attira. Mi dirigo verso Martin che riconosco subito con i suoi capelli arruffati e bianchi, un fisico forte e nervoso, uno sguardo fiero, da visionario che realizza le sue visioni. E che bello il risultato! Sembra di essere nel passato. La barca che più mi attira è uno Tschaike, una barca a fondo piatto, con 20 rematori, e una piccola capanna.

Erano barche che usarono i Turchi per risalire il Danubio per assediare Vienna, poi prese dagli Austriaci, dagli Ungheresi, da molti insomma. Barche di origine russa, tenettero sempre il loro nome, anche quando i Turchi se le ripresero. Non so se racconto bene la storia ma è un chiaro esempio che la frase di Proust Il ya plus des hommes que des idées (ci sono più uomini che idee) funziona sempre. Martin mi offre l’onore di dormire nella capanna della barca, ed io me la godo da matti.

Scricchiolii del fiume e calore della lampada a petrolio e del fornello di Lena (da Faversham, vi ricordate?). Viet dome sullo Tschaike nella tenda e ci svegliamo beati al mattino. Nemmeno i topolini che Martin ci aveva preannunciato vengono a visitarmi. Ho un trucco per tenerli a casa loro. Se mi chiamate ve lo racconto. Semplice quanto la natura.

A piedi andiamo a Orth che dista due km e con Viet vediamo la bellezza della foresta mantenuta come dovrebbe essere, con aironi, castori, cervi, cinghiali e mille altri animali. Un sogno che è e dovrebbe essere sempre realtà.

Il Dr Manzano viene sulla barca e sembra che apprezzi Clodia. Poi facciamo dai lavori ai remi, danneggiati da una breve e folle risalita della corrente con Martin, che è un fortissimo rematore.

Per riuscire a superarla dovevamo stare vicinissimi e qualche colpo alle rocce è stato inevitabile.

Passiamo la giornata al sole a lavorare e a fare interviste. Viet ci lascia, ma rimane nel cuore. Grazie Viet sei stato una grande luce. Visitiamo ancora il mulino, che era affondato in una piena. Quanto lavoro. Il gattone del mulino ha sconfitto un rivale, una specie di visone, nella notte. Ne è fiero. Oggi è il mio compleanno e la sera ceniamo con Martin, Sabine, Bruno e Fine.

Al mattino si riparte. Bratislava è a 38 km. Il fiume è bellissimo, verde chiaro e poi scuro, acqua veloce e fredda ormai. Passiamo la Porta Hungarica, confine tra Austria e Slovacchia. La Porta Hungarica è impressionante, superfetazione di varie fortezze da tempi antichissimi, su una rocca naturale che si erge isolata, improvvisamente, su un paesaggio perlopiù pianeggiante. Momento importante: un tempo qui si entrava nella cortina di ferro, denominazione che Churchill dette al blocco comunista del dopoguerra.

Isso la bandiera di cortesia Slovacca. Arrivo a Bratislava, che come Vienna volge le spalle al Danubio ma sembra che stia cambiando. Passato l’UFO, così si chiama il ristorante girevole che sovrasta un mastodontico ponte del vecchio regime, vedo nuove costruzioni, verde, il waterfront pieno di vita, canoe.

Una barca di Slovacchi mi ferma e mi invita al loro marina. Ma io vado al MYSB, da Dodo, al km 1864,8, mitico e folle personaggio del Danubio. Purtroppo ora lui non c’è più ma è rimasta Ella, la sua bella moglie, che mi coprirà di affetto e cibo. La sera arriva Julieta: un regalo per me e un altro, che mi dona. Una tazza per preparare il mate, la bevanda tipica Uruguagia, che si beve con una cannuccia d’argento. Molto forte, amaro, ma che adoro.

Cena di pesce del Danubio, meraviglioso, nel piccolo ristorante di Ella, pieno di streghe. Se passate di qui non mancate di visitarla, il marina è in un’ansa protetta, subito dopo il porto enorme di Bratislava. Bratislava è una splendida città, per un breve periodo fu anche capitale dell’Impero Asburgico. Oggi è ancora più bella, malgrado gli scempi architettonici del delirio ad angolo retto e cemento del regime, che segnarono il vero distacco della città dal Danubio.

La megalomania, il potere, la naturalizzazione dell’individuo. Fascismo, comunismo, socialismo, etc etc. Ma sti c… di “ismi” quanto male ci hanno fatto?

Passiamo due giorni a Bratislava, di riposo e di lavoro su Clodia. Una sera un gruppo di persone mi saluta. In breve parliamo della barca, del viaggio e mi invitano al loro tavolo, poco distante, offrendomi una birra. Sono Mark, Diana, un nome che purtroppo non ricordo e Attila, che mi regala poi due bellissime felpe con su scritto “I love Austria”.

I confini non esistono. I doni di Attila. Solo ai matti capita.

Ella mi nutre e non si fa pagare. La lascio con le lacrime agli occhi e, la vedo, lei pure. Si vede che suo marito amava i matti. E lui lo chiamavano matto. Io appartengo forse a quella categoria anche se a dir la verità mi vedo circondato da matti: che distruggono la natura, che fanno lavori che non amano per comprare cose che non servono (cito Chomsky), che non sorridono, che vanno nei supermercati e comprano plastica, e la mangiano, che fanno i comodi dei potenti e si dicono felici, che non vogliono imparare, evolversi, che usano profumi e deodoranti, che si chiudono in piccole scatole, che hanno paura di tutto, che guardano per ore palline e palle che vanno dentro buchi o porte o canestri, che non guardano il cielo o l’acqua, che non sono curiosi, che non sono attenti, che non amano. Ma il matto sono io, mi sento dire spesso. Sarà.

Riparto felice e triste. Vorrei stare di più con Ella, che mi regala anche i giorni di ormeggio. Grazie Ella. A presto. Dakujem.

Via, verso Gabcikovo, lo spauracchio dei naviganti. La diga costruita negli anni 90 creò un immenso bacino, un lago di 40 km dove, in caso di venti forti, sia da est che da ovest, si alzano onde di due metri e più, molto corte e ripide. Possono essere pericolose anche perché per 20 km non ci sono ripari, solo piatti argini di cemento.

Il paesaggio è assolutamente simile alla laguna di Venezia. Clodia forse supererebbe senza troppi problemi queste onde ma sono felice di trovare bel tempo. Poco vento, corrente ormai quasi nulla.

All’imbocco del vecchio Danubio mi fermo per chiedere informazioni, e trovo Francesco, il manager del Danube Yacht Club, che parla italiano, e che ci offre una zuppa e tre birre senza voler essere pagato. Ci mostra il bel marina che ha costruito, con piscina di acqua salata, realizzato con buon gusto e semplicità.

Sono felice per lui e spero che arrivino navigatori. Vedo più barche a motore che a vela (30 a 1) e gli chiedo se ci sono prospettive per un turismo “pulito”. Vedo che i tempi qui non sono ancora maturi. Il motore, sopratutto se potente e rumoroso, ha ancora una valenza di status symbol, di riscatto dalla fatica e dalla povertà, e la pigrizia innata dell’essere umano, ovviamente trionfa.

Ma bisogna avere pazienza. Sono veramente pochi i paesi dove la sensibilità su questi temi si è tramutata in un uso sistematico del rispetto e dell’attenzione. Con la consapevolezza nasce un piacere anche maggiore. Ve lo dico per esperienza personale. Dopo 2.500 km senza motore. Più i 1.002 del Po. Less is more.

Remi e sole, poi vento contrario, solo 22 km oggi. Decido di fermarmi in un marina strano, il marina Kormoran, un albergo galleggiante con annessa darsena. Almeno siamo protetti. Il bagno pulito funziona, c’è acqua. E un tramonto splendido. Non paghiamo nulla. Grazie!

Notte fredda. Il mattino dopo inizia il canale. Tristissimo. Ad un certo punto leggo “Sport Stop!” Ignoro. Remo e remo e remo. Nulla di vario. Qualche fumo nero all’orizzonte assolato. Un ferry boat. Poi arriva la chiusa, immensa, non tanto in altezza, solo 20 mt (quelle del Main Donau Kanal erano anche di 27) ma di dimensioni.

Siamo costretti ad entrare appaiati ad una barca a motore. Serena ci aiuta. E poi come al solito. Per la 344a volta.

Dopo di questa chiusa ci rimane solo più la doppia delle Iron Gates, tra Romania e Serbia e poi basta, fino ad Istanbul.

Dopo Gabcikovo il Danubio torna a scorrere veloce, con rapide e alcuni tratti dove bisogna tenere gli occhi aperti. In poche ore siamo a Gonyu, in Ungheria. Oggi percorro 54 km a remi e vela, da solo. I ragazzi dormono in Ungheria, io in Slovacchia, preferendo una baia protetta dalle onde. Ormeggio con un’ancora a prua ed una a poppa perpendicolare alle eventuali onde delle grandi navi. Le maledette navi da turismo che sono troppo, in tutto. Bevo acqua del Danubio filtrandola. Buonissima! Freddo ma calmo.

Il giorno dopo navighiamo verso Komaron, Komarno, stessa città Ungherese divisa dalla spartizione dei confini del dopoguerra. Ormeggio in un marina in un ramo chiuso del Danubio, pieno di gru ormai non più in uso, segno di una decadenza del porto. Un grande cantiere ha qualche nave nel bacino ma il giorno dopo Miro, il direttore e proprietario del Marina mi dice che le cose vanno male in Slovacchia. Il porto è il più silenzioso che abbia mai navigato. Sono esausto e dormo per tutto il pomeriggio e la sera e la notte, mentre Bruno e Fine visitano Komarno.

Il giorno dopo mi aspettano 50 km fino ad Esztergom. Dopo le prime due ore a remi inizia il regalo, un vento da NW di 10 nodi che mi porta in neanche 7 ore a Esztergom. Paesaggi fiabeschi, spiagge, isole di sabbia e la mia prima secca, di ciottoli, passata a tutta birra. Una bella pulita alla carena, Clodia si solleva di brutto e naviga sulle pietre rotolanti. Spavento.

Attento Giacomo, se c’era qualcos’altro sotto era un crack doloroso! La gente a riva applaude, quasi come se avessi fatto una cosa straordinaria. Io mi asciugo il sudore freddo dalla fronte: andavo a 11/12 km orari, più di 6 nodi compresa la corrente, che sono una bella velocità vi assicuro. Grande Clodia, ancora una volta!!

Esztergom si avvicina e vedo tanta gente in canoa, kayak e canotti. Mi salutano con sorrisi. Il sole è bellissimo, il Danubio immenso, io sono immensamente felice tanto che salutando dei ragazzi e contemplando la fortezza cattedrale spaziale non mi accorgo di passare la piccole entrata del Kis Duna, il vecchio Danubio, dove c’è il marina di Attila. I duecento metri contro corrente e controvento mi servono da lezione alle mie due distrazioni di oggi. Cuidado Giacomo.

Arrivo e i due Attila mi raggiungono. Il piccolo marina è proprio sotto la cattedrale, si vede anche la vecchia cinta muraria, forse romana. Vecchi palazzi nobiliari e moderni centri sportivi. Nobili visi, gente che saluta gentile e sorride, compostezza dei modi. Anche finezza direi. Mi sento a casa qui.

Rimarrò tre giorni a scrivere, a lavorare sul sito e a capire i volti della gente. Un mercato come la mia gioventù ricorda, con verdure senza porcherie.

E vecchine ritorte che sorridono a tre denti. Ma sono più belle delle Barbie che vedo, di plastica, rimbalzare con le loro tette gommose e tanti denti bianchissimi.

Preparo Clodia, sono molto stanco, ma molto sereno. Sono da solo perché Fine e Bruno sono rimasti a Komarno per preparare il video su Gabcikovo.

Monto la tenda, ormai ha cambiato colore ma funziona sempre alla grande. Le persone come sempre mi chiedono, vengono alla barca, ridono, poi capiscono, sorridono, mi stringono la mano e dicono “respekt”, in tedesco. Alcuni con gli occhi che brillano. Mi fa sempre piacere. Mangio un po di riso e mi butto a dormire. Il capitano ed il mozzo sono soddisfatti. E le stelle, anche loro, brillano.

Viszontlátásra.

Share and Enjoy:
  • Print
  • Digg
  • Sphinn
  • del.icio.us
  • Facebook
  • Mixx
  • Google Bookmarks
  • Blogplay
 

10 Responses to “Sulla strada giusta – Da Vienna a Esztergom”

  1. bea scrive:

    Jó napot!! Finito la prima parte del viaggio… Che esperienza, avete visto tante belle cose – e pocche brute, meno male. Mi manceranno i racconti!!!
    Adesso c’è molto tempo per rileggere tutto scritto da te, Giac! Dovrebbe essere già un bel libro! A presto, buon riposo dovunque andrai!

  2. Giacomo scrive:

    Grazie Bea, ma il viaggio continua, Vienna, Venice, Mallorca. Dove c’è acqua c’è vita e c’è storia.
    E cerco di raccontarla.
    A Mallorca, a Puerto Pollença, c’è un grande problema con acqua potabile ora. Troppo impatto turistico. In Sudan di più. Tra un po’ ci vado.

  3. maurizio vallebona scrive:

    la cosa piu interessante di alcune cose che ho letto, è che in alcuni di questi posti ci ero stao in camper… e mirendo conto di avere in relata visto molto meno di qanto pensavo.

    bisogna rallentare, ritrovare il gusto della lentezza e della conoscenza.

  4. Giacomo scrive:

    Vero Maurizio, e quello che scrivo è un 30° di quello che ho visto ed è successo, e mi è sembrato di aver percorso questi 2600 km sempre troppo velocemente. Vorrei andare ancora più lentamente. Sarà che magari sono un po “gnucco” !!?
    Un abbraccio

  5. Maurizio scrive:

    Questo viaggio è un’opera d’arte

  6. Giacomo scrive:

    Grazie Maurizio qui c’è la biennale, magari me lo prendono. Con certe ciofeche che ho visto..
    A parte gli scherzi mi ha toccato leggere questo tuo commento. Mi sembra un complimento meraviglioso. E sempre penso a quanto l’arte potrebbe, forse dovrebbe tentare di essere d’aiuto alla vita, in maniera direttamente o indirettamente, fortemente utile.
    Un abbraccio

  7. Mario scrive:

    Bravo Giacomo,e sempre complimenti per il tuo “sentire e manifestare”.
    Saluti dalla Sardegna,
    Mario e Gil

  8. Giacomo scrive:

    Grazie Mario e Gil,
    speriamo di riuscire a sentire e manifestare anche in Sardegna. Mi manca tanto e da tanto non ci vengo.
    Abbracci

  9. Marco scrive:

    A Claudio Magris piacerebbe, questo tuo viaggio. il Danubio l’ho navigato solo sul suo libro, che splendida idea hai avuto! Mi associo a chi ha scritto “questo viaggo è un’opera d’arte”. un abbraccio, Marco

  10. giacomo scrive:

    Grazie Marco, grazie in ritardo. (issimo!!) In questo mondo di terra che ogni tanto mi fa paura perché mi sembra “mostruoso” (o forse perché io sono un disadattato..) le parole gentili, gli apprezzamenti mi danno molta forza. E sempre mi commuovono molto.

    Un abbraccio forte e spero di incontrarti sul fiume, o dovunque

    Sarà un piacere
    g

Lascia un Commento

*



 

 
 

Press Room 

Sky Arte

Panorama

Il Mattino

Plen Air

La Repubblica

Steffan Meyric Hughes

Sail World

Voile Magazine

Rete di quotidiani veneti del Gruppo L'Espresso

Märkische Oderzeitung

Diario de Mallorca

Revista Namaste

Balear Web

Lega Navale Chioggia - M. Bonaldo

Sailing Today

Classic Boat Onboard - 1

Il Referendum

Telenuovo Verona

L'ideale

Classic Boat

Outside magazine

Ouest France

Repubblica

France Press International

Today Szaman

Green prophet

Turizminsesi

Sondakika

Apollonia

Magazin Nautic

La Stampa, 2.8.2012

Classic Boat 2012

TM News

ANSA

ICPDR

Classic Boat

Deutsche Welle

Segeln Magazine

Larissa Nevierov

Vilshofener Anzeiger

Mittelbayerische

Fränkischer Tag

Hanauer Anzeiger

SAT1 Bayern

Main Post

Main Echo Aschaffenburg

Abenteuer und Reisen

La Stampa

GO Nomad

RTL

Deutsche Welle radio

Voiles News

Wooden Boat

Il Mare 24 Ore

Classic Boat

Musei

Millionaire

Faversham Times

BBC South West

H2O magazine

Interni

Hove to off Swan point

Giornale della vela

Reuters Italia

From Il Venerdì di Repubblica

From 30disport

www.avoicomunicare.it

www.gvonline.it

www.ecostyle24.it

www.politicambiente.it

Il Mattino di Padova

www.touringclub.it

www.festivaldelmare.com

www.lastampa.it

dory-man.blogspot.com

70point8percent.blogspot.com

www.nauticalweb.com

valgerda.blogspot.com

intheboatshed.net

www.velanet.it

www.yachtevela.com

Chioggia TV

www.stileliberoweb.it

remieracasteo.blogspot.com

theinvisibleworkshop.blogspot.com

sottomarinakite.wordpress.com

mavc2002.com

minimoimpatto.wordpress.com

www.pelagos.sharemedia.it

www.velablog.com

www.ekomagazin.si

www.ediciclo.it

www.waterlandtv.it

 

Partners

  • lago_thumb
  • edenexit_thumb1
  • vodafone_thumb
  • solon_thumb
  • lexicon_thumb
  • stilelibero_thumb
  • interlogica_thumb
  • inmare_thumb
  • vernicimarine_thumb
  • cdr_thumb
  • bellotti_thumb2
  • ecos_thumb
  • fly3_ico
  • jonasthumb
  • tagliapietra_thumb
  • imbotex_thumb
  • ennerev_thumb
  • degirolami_thumb
  • class_thumb
  • paolomuran_thumb
  • smartmanagement_thumb
  • teloneria
  • grazie