Partiamo da Schweinfurt, salutando a malincuore i nostri grandi e generosi amici Domenico e Raffaele.
Oggi c’è un bel vento che mi spinge, quindi parto a vela dal marina. Il tempo doveva essere brutto ma cambia idea e ci regala giornata splendida.
Veleggio per almeno metà del tempo e passo le chiuse piccole e grandi (anche a vela, in entrata ed uscita). Poi il vento cala, lasciando spazio al sole e a un gran caldo.
Il Meno è ora in discesa (anche se non come corrente…) e la mia direzione è sud-est, verso Istanbul insomma!
Dopo 22 km di belle foreste (tra i soliti vigneti, pecore, mucche e città belle come sempre) arrivo ad Haßfurt.
Mi accoglie una torre con le sua mura e le antiche case ben curate che trasmettono una sensazione di pace.
Entrando nel porto di Haßfurt, sotto un immenso mulino, mi raggiunge la barca di Fine e Massimo. Mi giro un attimo e sento un tonfo: è Massimo che vola in acqua. Non si fa niente e comunque il fiume qui è pulitissimo.
La sera andiamo a riposarci in un bel Biergarten sul Meno, dopo che mi sono preso cura di Clodia, che mostra i segni di alcune piccole battaglie, effettuando delle minime riparazioni.
La notte piove molto e al risveglio non mi sento bene. Sono intorpidito, stanco e dolorante: forse intossicazione? O semplice iperstanchezza?
Non riesco ad alzarmi e un mal di testa fortissimo mi tiene tutto il giorno disteso su Clodia. Non mangio quasi nulla.
Fine gentilmente cerca di passarmi del cibo dalla feritoia della tenda, ma proprio non ce la faccio!
Che brutta giornata. Piove, tuona, freddo, poi un caldo torrido e di nuovo freddo e vento. Ma passa e il giorno dopo, anche se molto debole, riparto. Remare è veramente dura. Il vento è contrario e forte, ma almeno c’è il sole.
Dopo 15 km sono letteralmente esausto. Senza cibo e senz’acqua in corpo. Passata la chiusa di Limbach mi fermo a riposare e bevo anche l’acqua del Meno grazie alla nostra Life Straw che filtra l’acqua. Ottima!
Dopo un po’ riprendo il viaggio: arriviamo a Eltmann dove abbiamo appuntamento con un giornalista del Fränkische Tag, il giornale di Bamberg. Arriva con un fotografo: mentre mi fanno le foto Fine chiede a tre ragazzi a bordo di un Jet Ski di prenderle per favore alcuni fogli caduti in acqua. I tre, affascinati, si rovesciano tutti insieme.
Karsten Becker, il giornalista, è piuttosto giovane. Sembra molto interessato e chiede di salire a bordo: sono felice di condividere e per alcuni chilometri rema con me.
Non ha mai veramente remato ma è bravo. C’è vento contrario ma Clodia fila. Dopo un po’ vedo un kayak proveniente dalla direzione opposta alla nostra che vira e viene verso di me: “Ma tu devi essere Giacomo!”. “Ja”, rispondo. Jürgen Hoh insegna geografia e inglese in una scuola a 30 km da Bamberg ed è uno degli angeli incontrati.
Si è fatto 17 km per venirmi a trovare, pensava che fossi molto più vicino a Bamberg.
Sembra che abbia 25 anni ma scopro che ne ha invece 43. In forma fisica pazzesca, sale e voga con Karsten, offrendomi di sostituirmi alla voga. La sua canoa va a traino di Serena.
Io mi riposo, ero veramente finito, e senza cibo. Andiamo: Bamberg dista ancora 15 km e io non pensavo di farcela.
Grazie a questo riposo di 4 km mi rimetto in sesto e dopo l’eroico Karsten e le sue mani con le vesciche salgo a bordo con Jürgen: filiamo come treni.
Minaccia tempesta, poi alla ultima chiusa sul Meno, prima di Vereith, piove. La chiusa si apre in fretta per noi, mentre con Jürgen ci facciamo un cappuccino sotto la pioggia. Lui è fortissimo e rema molto bene.
Teniamo duro e arriviamo al km 384 del Meno. Il fiume per noi finisce ed entriamo nel Main-Donau-Kanal (canale Meno-Danubio), che scorre per 171 km da Bamberg a Kelheim dove ci si immette nel Danubio. Quest’opera (anche chiamata canale Ludwig, canale Europa o più semplicemente Nuovo Canale dai locali!) ha una storia affascinante.
Il primo a voler collegare Meno e Danubio fu nientepopodimeno che Carlo Magno che secondo i recenti studi diede il via nel 793 agli scavi della Fossa Carolina (Karlsgraben), abbandonata poco dopo a causa di pesanti piogge e problemi geologici. Oggi, solamente 5oo metri dell’opera originale sono ancora visibili.
Per la ripresa dei lavori fu necessario attendere la prima metà dell’ottocento, quando il re Ludovico I di Baviera (Ludwig, da cui appunto un altro nome del canale) commissionò all’architetto Von Pechmann la prosecuzione degli scavi, portati a termine nel 1846 con un collegamento navigabile tra Bamberg e Kelheim.
Il canale era però troppo stretto e l’avvento della ferrovia prima e del trasporto su strada poi lo resero obsoleto, portando ad una diminuzione progressiva del traffico fino al suo abbandono definitivo nel 1950, nonostante vari tentativi di rilancio e la pianificazione di grandi progetti. Nel 1960 la Repubblica Federale di Germania e la Baviera ripianificano la costruzione delle opere di allargamento e danno il via ai lavori.
Dopo ben 32 anni di attività e varie interruzioni dovute a motivi di carattere politico ed ambientale, il 25 settembre 1992 si tiene l’inaugurazione ufficiale.
Sono passati 1199 anni dai primi scavi!
Procediamo col buio e la solita storm lamp, arrivando a Bamberg verso le 9 e mezza di sera.
Siamo ospiti al Bamberg Faltboot Club di Jürgen.
Mettiamo Clodia su un carrello e aiutati da tutti, anche da Bernhard già conosciuto a Volkach, ripartiamo con le ruote sotto. Il tragitto è breve e Clodia viene sistemata sotto una tettoia ottagonale per alcune riparazioni ancora da portare a termine.
Poi ceniamo a pane, coppa, salame e birra, nella città che aveva fino all’ottocento 65 birrerie e dove fino a pochi anni fa il consumo pro capite era di 440 litri all’anno. L’acqua non si beveva. Una ospitalità meravigliosa che sarà solo l’inizio di quattro giorni meravigliosi in una città meravigliosa. Ma Bamberg merita un capitolo a parte.
A presto.
Giacomo