Franconia mia – Da Würzburg a Schweinfurt

Questa meravigliosa foto, scattata da Holger, rappresenta il nostro arrivo ad Ochsenfurt, ed è un’ottima immagine da cartolina per presentarvi la Franconia.

Ma andiamo per ordine, riprendendo dal nostro soggiorno a Würzburg: la porta d’Oriente, per me. Città dove Giambattista Tiepolo, un Veneziano di adozione come me, arrivò nel 1751, via fiume e carrozza, e per due anni al servizio del vescovo principe realizzò forse il più bell’affresco della sua vita.

La Residenz è una “tortona” impressionante per dimensioni e lavoro eseguito.

Completata nel 1744, fu progettata dal grande Balthasar Neuman, architetto (militare per necessità) nonché grande erudito e uomo intelligente, che qui si mise al lavoro bene.

Johannes Engels, assessore alla cultura di Würzburg, ci dedica il suo tempo e la visita con guida ai grandi ambienti del vescovo viveur (il cui nome era Johann Philipp Franz von Schönborn, tanto barocco quanto il suo palazzo!). Gli affreschi di Giambattista Tiepolo e suo figlio Domenico sono veramente magnifici: valgono una visita se siete da queste parti.

Poi facciamo un salto al vecchio bacino di carenaggio trasformato in uno splendido palco sull’acqua, per celebrare la seconda edizione di questo festival musicale.

Il pomeriggio ci regala momenti di mélange tra pop, jazz, elettronica e sinfonica.

Würzburg per noi è stata vita intensa. Interviste, video report (come quello di Sat1 dove, natürlich, esordiscono con “’O sole mio” come sotto fondo), lavoro, visite e amici, tanti.

Joachim, il proprietario del marina, ci regala un soggiorno bellissimo nel suo porto, sotto il Lowenbrucke, il ponte dei leoni, e ci offre una cena nel ristorante del marina stesso.

Enrico ci lascia per riprendere il suo viaggio in bici che da Glasgow lo porterà in Ucraina, dopo poco remo e tanto motore sulla barca del filmmaker. Forse noia. Lo capisco. Alla prossima Enrico e grazie per essere stato con noi.

Würzburg è splendida, non ve la perdete, è un castello bello tra le vigne. E c’è davvero. Ma la Franconia intera (Franken suddivisa in OberFranken, UnterFranken e MittelFranken), parte della Baviera, è un capolavoro dove natura lavoro dell’uomo e storia si sono messi insieme di buzzo buono.

A Sommerhausen, delizioso borgo medievale sulle rive del Meno, circondato da vitigni infiniti, incontriamo Peter, artista artigiano orafo, amico di Bea, la nostra migliore e più fedele fan, che vive a Montalto in Liguria, e che mi ha ospitato con suo marito Dieter, l’inverno scorso. Bella persona che mi introduce a belle persone.

Peter ci presenta a sua volta Herr Steinmann, erede di una famiglia di viticultori fin dal 1913, che ci propone una scala di bianchi da far piangere lacrime alcoliche (e di gioia) il compianto Veronelli. Müller-Thurgau, Sylvaner, e un Secco (da Prosecco, denominazione che non possono ovviamente utilizzare) che mi lascia senza parole ma con tanta poesia in bocca.

Scendiamo in una “cave” (cantina in francese) che mi sembra un “caveau” (di banca): 12.000 bottiglie da collezione, molte nella tipica bottiglia a fiaschetta.

Poi saliamo sulle colline e incontriamo un “ciabot” (piccolo casotto tra le vigne, in Piemonte) dove due simpatici ed arzilli coniugi si godono un panorama da padreterno sui vigneti, tra i vigneti e sul Meno. Avevano letto del nostro viaggio sul giornale e si ritrovano Man on the River direttamente tra le scatole.

La signora mi aspetterà il giorno dopo sulla riva e mi saluterà con affetto seguendomi per un paio di km in bici.

Che persone belle qui. Sane! Fiere della bellezza del loro territorio e consapevoli dell’importanza della sua tutela. I percorsi in bici sono tutti segnalati e riportati sulle guide. Si possono anche trovare una miriade di B&B, Biergarten e ristoranti che servono cibo buono a prezzi equi. Si vive bene. Intellegenti pauca. La partenza da Würzburg, dopo 4 giorni di pausa  per gli incontri, tanti, è dolce. Dopo nemmeno due km la Strompolizei si accosta, rallenta e Werner, un simpatico omone, mi offre un gran tiro di 6 km.

Tutti pensavano ad un arresto e mi chiamano spaventati, Holger per primo, che è di nuovo a bordo con noi. Io li tranquillizzo e mi sparo 18 km di volata, a vela e remi tra le vigne.

Un sogno per un piemontese originario (bastardo vichingo e siciliano naturalizzato veneziano) e non ero ubriaco! A vela tra le vigne! Non ci posso credere!!

Da noi solo dopo una dozzina di bottiglie, e di quelle buone, puoi veleggiare tra le vigne.

E così tra sogno o son desto, vento e remi, nuvole e sole, i saluti cari della signora del “ciabot” di Sommerhausen e dei tanti ciclisti che ci conoscono dagli articoli e dai report, arriviamo a Ochsenfurt. Altra, manco a dirlo perla del Meno.

Qui ci aspetta Irene, la sorella di Peter. Donna affascinante, ricca di cultura e grande curiosità. Che ha trasformato due ruderi in dimore veramente suggestive, creando dalla sua passione un B&B che regala emozione e bellezza. Sono felice di fare un po’ di pubblicità, una volta tanto: Kolpingstrasse 18/20, Ochsenfurt – info@rezzo.info

Nel marina del porto un omone vichingo, Matthias, ci accoglie e quando gli diciamo che veniamo da Londra e stiamo andando a Istanbul ci dice, con nonchalance, “gut” e poi “il distributore di birre è là a destra”, come se gli avessimo detto veniamo da dietro l’angolo!

Matthias è così ma è un omone dal cuore grande e ci coprirà di regali alla nostra partenza: un vassoio di Jagermeister che non fa scivolare i bicchieri e un boccalone di birra con i 50 anni del circolo di Ochsenfurt. Grazie Matthias.

Ochsenfurt è speciale, e non ci siamo ancora abituati a tanta bellezza. Vediamo vacche di un artista dappertutto, in un paese senza mucche e architettura solida e bella.

La sera siamo ospiti di Irene, con cibo super. Scopriamo poi una vecchia scuola dove un gruppo di amici, che anni prima era andato a piedi lungo la via Romea (che passa da qui e da Chioggia, per poi raggiungere Roma) sta preparando una sorpresa ad altri amici italiani che arriveranno a Ochsenfurt tra poco.

Stanno preparandosi a cantare “Romagna mia”, e ci invitano per un parere “italiano” al dopo cena quando l’avranno imparata, con teutonica determinazione. Ce la faranno!! E bene: registriamo con Paolo il memorabile momento. Commozione, tanto che Paolo stesso, che normalmente inorridisce al sentirsi definire romagnolo (lui è emiliano doc, di Bologna) si dichiara impunemente figlio di Romagna. Ma per questa sua bugia da emozione lo perdoniamo tutti.

Il giorno dopo arriva il sindaco, Rainer Friedrich, che come un padre parla dei suo cittadini e dei problemi della città. Il ponte per esempio, ancora incompleto dopo i cedimenti della parte nuova.

A fianco del ponte c’è un ferry, nato da una iniziativa privata, si chiama NIXE, e arriva da Rotterdam.

Un gruppo di amici, visto il protrarsi dei lavori ha deciso di comprarlo e gestire il servizio. Conosciamo così Gerhard Meissner, uno dei promotori che ha partecipato anche al viaggio da Rotterdam a Ochsenfurt.

Bellissima iniziativa che permette ai tanti cittadini ed ai ciclo turisti di raggiungere le sponde opposte. Caronte di anime ciclodotate. Amo i ferry come sapete. Non amo i ponti.

Il giorno stesso, coperti di regali dal sindaco, da Matthias, da Gerhard che ci regala il libro della sua avventura sul Reno e sul Meno con NIXE, ripartiamo. La corrente è meno forte ma sempre importante. E i remi, come ali mi portano su queste acque potenti. Sono solo a remare: la sera stanco e bagnato per le continue pioggerelle mi fermo con Paolo, Massimo ed Holger a Marktbreit.

Cerchiamo un posto per mangiare qualcosa dato che i nostri pasti sono quasi sempre… uno. Il paesino è, tanto per cambiare, molto ma molto bello. Mura con acqua intorno, architettura solida e rinascimento severo con qualche tocco di italianità. Le pizzerie e Eis Cafè, anch’essi italiani, non mancano mai, ma sono chiusi. Si vedono ancora i bastioni che proteggevano il porto. Ora c’è un parcheggio, le auto sono più importanti.

Dimenticavo, due gentili signori ci invitano a sostare gratuitamente nel locale marina. Poi facciamo un bell’incontro: una signora, volontaria che lavora su NIXE, passando con il marito ci riconosce e si ferma a chiacchierare. Il consiglio che ci darà ci porterà a conoscere una storia interessante, quella dei soldati di Marktsteft alla guerra civile americana. Grazie.

Saliamo lungo una bella via e troviamo un ristorante tipico gestito da un regista che ha girato un film su una storia molto commovente e triste. “Solo”, così si chiama il regista ristoratore, ci offre un delizioso pranzo ed inizia a raccontare.

A Marktsteft, qualche km dopo Marktbreit, c’è un vecchio porto, affascinante. Con una storia da spezzare il cuore. Un gruppo di poveri abitanti del luogo, circa 400, vennero scelti come aiuti da inviare alle truppe del nord durante la guerra civile in America nel 1861-65. Molti di essi morirono durante il viaggio lungo e pericoloso, e di essi solo 8 ritornarono a Marktsteft. Il film che Solo mi regala è una parodia di questa tragedia.

Lasciamo Solo, così gentile con noi, ed il porto affascinante, ancora con una cima di ormeggio lasciata pendere solitaria sotto alle bandiere. Silenzio e verde, bellezza e tristezza. Toccati nel cuore. Dopo soli 6 km ci attende un altra perla della Franconia: Kitzingen.

Arriviamo nel marina locale, ospitati da Matthias (un altro), gentilissimo, ex responsabile per tutti i giardini della città nonché velista. Abbiamo appuntamento per una intervista alla direttrice della mostra Natur in Kitzingen, Frau Christina Zauner.

La mostra, che è costata 12 anni di preparazione, illustra tutto ciò che è possibile fare in un giardino, oltre che i nuovi (e vecchi) metodi di coltivazione sinergica, biodinamica, permacultura etc etc. Veramente interessante, è visitabile fino al 21 agosto 2011.

Dopo la mostra via di corsa, dobbiamo incontrare un pescatore, di quelli che qui si passano dal medio evo l’arte, senza via di fuga. Gestiscono la pesca, i permessi e tutto ciò che avviene sul fiume, e funziona.

Bernhard Ziegler, un simpatico uomo sulla cinquantina in super forma, è un fiume di parole. Si fa chiamare Bernardo e ci invita a casa sua, raccontandoci i problemi del Meno. Le solite pietre, la corrente troppo veloce, le grandi navi che fanno danni immensi, le centrali, le chiuse che hanno ormai trasformato il Meno in una serie di laghi, di Water Bodies, come li chiamano alla CIRF, dove l’interscabio della vita non è più possibile.

I salmoni ci sono, ma sono immessi e pochi. Le anguille stanno scomparendo così come molti altri pesci. A me sembrava un fiume vivissimo ma Bernardo mi apre gli occhi. Lui sa, da generazioni, come funziona il fiume.

Usciamo in barca e ci mostra una bella “lanca”, un lago dove la riproduzione dei pesci è agevolata. Nella corrente forte ormai i piccoli avannotti non hanno possibilità di sopravvivenza. Triste. Comunque i lati positivi ci sono: l’acqua è sempre più pulita, quasi potabile e la gente inizia a capire i danni e a porvi rimedio. La natura è forte. Basta non offenderla e lei si mette al lavoro.

Grazie Bernardo. A presto su un Meno speriamo come un tempo, quando i tuoi avi pescavano grossi salmoni e storioni da 200 chili. Pescavano e proteggevano. Conoscevano i limiti.

Il giorno dopo arriva Maren: è una biologa marina con due splendidi e dolci occhi. Si prende un po’ di pioggia: non male per un reincontro con Fine dopo 7 anni. Sale anche a bordo di Clodia e mi racconta della sua vita in un’isola dello Yemen, Sokotra, per un programma di ricerca sui coralli. Peccato che sarà a bordo per così poco tempo.

Poco prima di una chiusa e nei pressi di un ferry, sento chiamare: “Giacomo, Giacomo”. Non vedo bene, mi avvicino a vela e chi ritrovo… Due vecchi amici conosciuti a Kos in un inverno passato a bordo. Sono Joanna e Marcel, da Colonia, che con Chulugi, la loro bellissima barca olandese, stanno navigando nel Mediterraneo.

Grande festa! Ci diamo appuntamento a Volkach per bere qualcosa insieme.

Così arriviamo, con Massimo a bordo, al famoso canale che taglia un meandro del Meno e ci farà risparmiare 10 km. Decidiamo per il taglio, a malincuore, data la bellezza del vecchio braccio del fiume, ma piove e siamo molto stanchi e bagnati. In teoria si dovrebbe transitare solo a rimorchio, ma io non lo so, il canale è deserto e Massimo è un vero vichingo.

In 45 minuti percorriamo i 6 km piatti del canale e arriviamo a Volkach poco prima del buio. Isso, come Moitessier, la mia Storm lamp, a petrolio, sull’albero di maestra per essere visto. Ma non c’è quasi nessuno.

Calo l’ancora. Il camping, manco a farlo apposta, si chiama Ankorplatz. Passiamo una serata di festa e Weizen con Marcel e Joanna. Stanchi e felici.

Al mattino visitiamo la città. Ancora bellezza e perfezione, ma non stucchevole.

La chiesa di Maria im Weingarten mi fa sorridere. Maria nelle vigne (davvero!): una splendida scultura di Tilman Riemenschneider, maestro scultore del legno, e bei dipinti.

Pace nella chiesa dei pellegrini: jacobweb, si chiamano in tedesco i cammini di pellegrinaggio. Vi ricordate il Jacob di Speyer: io anche, sono Jacob, di nome e di fatto.

Fine scopre una statua di San Bruno e accende un cero.

Torniamo su Clodia dove ci attendono Joanna e Marcel. Ci portano croissant, pane buono e marmellata di vino. Proviamo a remare, Marcel è bravo, poi issiamo le vele e ritorniamo.

Mentre preparo un caffè sul fornello di Lena, vedi chi mi spunta?? Wolfgang, un amico di Bamberg conosciuto a Venezia, che vive a Londra su Mouette, un vecchio e affascinante battello del lago di Neuchatel.

Wolfgang, che è matto da legare, trasportò la barca fino a Londra, una specie di Fitzcarraldo. Ora Mouette è ormeggiata all’Albert Bridge, Chelsea. Uno spettacolo: peccato che non sia riuscito a partire da li quest’anno.

Faversham era più urgente. Peccato che le cose non siano andate bene lì. Forza ragazzi. Si ricomincia!

Wolfgang è con Bernhard, suo vecchio amico, che si propone come nostro referente a Bamberg. Sono felice di questa sorpresa: mi hanno trovato seguendo il fiume, chiedendo allo Schleusemeister.

Ute e Nicole, in un meraviglioso caffè, ci offrono dolcezza e bellezza e mi regalano anche dolci speciali.

Douce (süß) Deutchland too! A presto!

E via si riparte. Densità da sette vite in un giorno. Da Volkach a Schweinfurt sono 27 km: sarà dura. Colpo dopo colpo, passiamo paesaggi incantati.

Incontriamo una spiaggetta meravigliosa! Mi fermo, pulisco la carena, mi lavo e ammiro.

Raccolgo mele dolcissime direttamente da Clodia, sul Meno. L’acqua è trasparente, mi sento un pioniere.

Poi vitigni, ferry boats, non ponti. Canottieri olandesi, canoisti mimetici, e altre amenità. Sogno. E remo. La stanchezza arriva, col caldo. Centrale nucleare, fabbriche rosa (!) e poi i km che non finiscono più.

In una  piccola chiusa dedicata alle barche piccole, mi dimentico che sopra Clodia c’è un ponte. Mentre l’acqua sale l’albero tocca. Sento strani scricchiolii ma tutto è (apparentemente..) a posto. Poi il mio sguardo si alza. Vedo un effetto anamorfico, all’Arcimboldo, l’albero stranamente curvo.

No! Paurosamente curvo!! Comprendo, mollo immediatamente il pulsantone rosso di immissione dell’acqua ma so che si spezzerà tutto. Attendo il botto e già penso a come ripararlo.

Ma no… si mollano i piccoli punti di bloccaggio: “craaack” e solo la punta dell’albero si rompe.

Un miracolo. Era piegato come una canna da pesca: incredibile. Grazie a Roland, a Nicolò a Diana che lo hanno costruito!! Ancora una volta una piccola disattenzione poteva causare un grandissimo danno. Attento Giacomo. Sempre!

Ripartiamo mogi, io in particolare. In un paio d’ore, dopo piccola sosta per verificare meglio i danni,  siamo finalmente a Schweinfurt, con tanto vento contro e caldo. Passata la chiusa, le istruzioni di Peter sono di trovare la pizzeria sul Meno e ormeggiare.

Ci attende Domenico Santoro, di Celie Messapica, in Salento, che ci darà una casa, il cibo fantastico della sua pizzeria e la sua generosità infinita. Domenico è un uomo che se non ci fosse bisognerebbe inventarlo. Si è fatto veramente un gran mazzo per arrivare, ma ora ha uno dei più bei ristoranti della città, in posizione invidiabile, proprio sul Meno. Non sarà il mare del Salento ma è bello davvero.

Meglio di così non potevamo capitare. Se capitate da queste parti, venite a verificare da voi. Sua moglie Karoline, tedesca, è una donna molto forte e dolce, sempre presente. Si comprende, e Domenico lo dice, che senza di lei non sarebbe stato tutto così.

Arrivano poi Ernst e Ursula. Ernst è un artista molto interessante che intervisteremo il giorno dopo. Lavora sulla interculturalità, sulla negazione del concetto di confine territoriale, sull’ironia. Mi trovo molto nelle cose che dice e che fa. Mao e Do-Li (Dolly, il primo clone pecora): un capolavoro di ironia.

Ci ospiterà nella sua casa studio con terrazza newyorkese, raccontandoci una storia pazzesca della sua gioventù.

Trasportò su un treno 700 vacche incinte da Amburgo a Istanbul. Senza perderne nemmeno una! 4 settimane di delirio. Da film!! Che personaggio, che incontro!

Domani si riparte per Bamberg. Siamo a 333 di Meno su 383.

Grazie Bea, ancora grazie per averci introdotto questi amici… Sei il nostro angelo di Montalto.

Giacomo


P.S. : un grande abbraccio a Emanuele che come sempre corregge, dà’ forma e traduce i miei fiumi di parole, e a tutti gli altri ragazzi di Eden Exit che si occupano dei questo sito!!

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1 Response » to “Franconia mia – Da Würzburg a Schweinfurt”

  1. bea scrive:

    Grazie per le tue parole e complimenti! Speriamo rivederti qua, lo sai! E tante belle foto, delle belle storie e bei incontri con nouvi amici, siete tutti fortunati. Vi auguriamo bel tempo, SOLE, vento moderato … Buon viaggio, a presto! Abbraccio

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