Molliamo gli ormeggi da Wertheim nella mattinata del 20 luglio, con un equipaggio fresco di giornata composto da me, Paolo, Massimo e Holger. Piove e tira un venticello non male: uscire dal piccolo fiume Tauber, dove la barca è ormeggiata, non è facile. Poi però nel Meno il vento è a favore e si fila con due mani di terzaroli.
Ancora questo fiume mi stupisce: valli scoscese e castelli, foreste di conifere, sembra di essere nelle Alpi. La giornata si alterna con vento a favore o contrario a seconda dei meandri, poi quando scende la sera ci fermiamo in un piccolo borgo che si chiama Urphar, dove ormeggiamo ad un pontile davanti ad un camping
Molliamo l’ancora verso il centro fiume in modo da tenerci staccati dal pontile stesso, dato che le onde delle navi che passano di notte potrebbero farci sbattere.
Holger ed io andiamo verso un Garni che promette bene anche se i locali ci dicono che è chiuso. Beh, proviamoci! Troviamo una porta aperta. Silenzio.
Entriamo: nel locale le luci sono basse e c’è un uomo seduto su una panca, attorniato da tavoli in legno apparecchiati. Holger chiede se è possibile avere due birre: “Nein… Geschlossen… Montag…” (No, chiuso, è lunedì).
Lo ringrazio comunque e Holger fa lo stesso, raccontandogli quello che stiamo facendo. L’espressione dell’uomo cambia: tace per un istante poi ci invita a sederci.
Arriva poco dopo con due grandi Weissbier, e ci dice che offre lui. E una parola mi colpisce: battendomi la mano sulla spalla mi dice “respekt”, e i suoi occhi brillano!
Grazie Volkmar, questo è il suo nome, quel tuo “respekt” e quello sguardo mi hanno ricompensato in un istante di tutti i no, di tutti quelli che hanno riso di me, che hanno già deciso per il no. E che sono, forse non lo sapranno mai, quelli che mi hanno dato la spinta per partire, per fare questo viaggio.
Devo ringraziare i no, i disfattisti, i razzisti, i preoccupati, i distruttivi, gli egoisti, perchè è per loro che questo accade, per trasformare il loro sguardo dal di dentro, con attenzione e senza giudizi. Volkmar ci offre altre due birre e ci mostra la più grande chiocciola che abbia mai visto, africana, che sulla sua mano, con una eleganza rara, sembra volergli esprimere amore. Che lui ricambia.
Passiamo una notte tranquilla e il risveglio è fatato, con la nebbia sul fiume e le anitre che mi vengono intorno.
Volkmar e sua moglie ci offrono la colazione, a tutti e quattro, e ci regalano cibo e birre, Bettina ci regala birre e un altro signore sempre birre. Siamo in Baviera, la stiva è piena: di birre ovviamente! La birra è cibo dice Holger, non morirò di fame allora (o quantomeno morirò in allegria…)
Il consumo di birra in Baviera è il doppio della Germania, che è 3 volte quello dell’Italia. In Baviera si bevono circa 240 litri di birra all’anno, per persona. I dati li ho presi da un opuscolo ricevuto in una brasserie in Francia, a Saint Nicolas de Port e allora mi sembrava impossibile. Ora lo so, è possibile!
Ripartiamo dopo questa bella serata che sembra una vita. Chiusa dopo chiusa (immense) siamo a più di metà di questo fiume magico. A Marktheidenfeld ci aspetta un giornalista. Ci scatta molte foto, ma non ci chiede nulla. Scriverà un articolo bellissimo, grazie ad Holger credo, che gli passa un testo fatto dopo quattro giorni a bordo.
Vivere il fiume è completamente diverso che vederlo dalle sponde. Tutti i libri sui fiumi che ho letto, compreso l’immenso “Danubio” di Magris (che pure lo ha percorso in barca, anche se a motore) non riescono a comprendere l’essenza, la potenza, la purezza assoluta di questo essere complesso.
Non passa la cosa secondo me più importante: la vita. Tutto deriva da questi fiumi, il mare è fatto di fiumi, noi siamo nati lungo i fiumi. E lì finiamo prima o poi. Scrittori di tutto il mondo, imbarcatevi! Ma a remi, vela, pedali! Vi prego senza il motore che vi toglie quella meravigliosa cosa che è il sacrificio.
Se no non capirete. Siete al 70 per cento acqua e se non entrate in risonanza con lei… Nisba. Scriverete un fiume di parole ma non parlerete veramente del fiume. Anche io non ve ne sto parlando in fondo, perchè ancora devo farne di acqua!
Dopo un bel piatto di Spätzle (gnocchetti di pasta e varie cose) navighiamo verso Lohr Am Main. La corrente aumenta, io aumento i colpi, ma inevitabilmente rallento: tappa durissima.
Per 7 km mi traina Serena perchè non riesco ad andare avanti e sta per venire giù tanta acqua: devo stare attento alla mia salute. Mi mollo qualche chilometro prima di Lohr, antichissimo porto, dove i pescatori ancora esistono e dispongono le loro immense reti subito all’uscita delle chiuse, direttamente dal peschereccio.
Trovo vecchie foto dei cantieri, delle zattere che scendevano a valle, fatte di legname, e uomini che vivevano sul fiume, grazie al fiume. E i segni delle piene, scolpiti sulle case. A Lohr la prima sera cerchiamo un posto dove mangiare ma una sola luce brilla nel paese deserto, siamo arrivati tardi come sempre!
La luce sa di pizza ed è un bel ristorante italiano, l’unico aperto. Malgrado le nostre intenzioni di privilegiare i cibi locali, entriamo. Salvatore (un altro) ci accoglie e mangio un piatto di gnocchi alla bava straordinari. Grazie Salva!
A Lohr ci raggiunge anche Enrico, che sta viaggiando in bici da Glasgow fino in Ucraina e che si è prenotato attraverso il sito per trascorrere qualche giorno in barca con noi.
Ci racconta della sua vita spericolata, infanzia in Sicilia, Catania, poi Roma e Glasgow.
Il mattino dopo, su Clodia, incontro un uomo che sta su una sedia a rotelle con una donna forte che lo accompagna. Ha un cappello di capitano, si chiama Manne e vive su una barca. Mi dona una bandiera della Baviera e delle birre di Aschaffenburg, da dove viene. La sua storia è forte: colpito da un ictus anni fa, non rinuncia alla barca e fa costruire un sistema per essere issato e muoversi a bordo. Nei suoi occhi vedo la passione e l’ammirazione, la tristezza e la forza di chi riesce a vincerla. Se hai poco ti arrangi con poco. Ma Manne ha molto! Grazie al fiume.
Incontro anche Frank e Jessie che mi regalano Paula, un porcellino di gomma che grugnisce e che ora è a prua su Clodia, e che mi fa sorridere sempre. Grazie.
La corrente ora è veramente forte e faccio una fatica bestiale, si sente la mancanza di Bruno, anche in questo. Alla sera arriviamo a Wernfeld, dopo solo 12 km ma veramente sudati.
Il Meno è esondato, le banchine sono sott’acqua. Incontro Harim, che già mi aveva seguito con il suo kayak a Lohr, e la serata si svolge con un misto di pennette (regalo di Volkmar) al pomodoro preparate da Paolo e wurstel cucinati da Harim e Moni.
Siamo ormeggiati in un bellissimo marina, nel verde, solo disturbato dal passaggio continuo di treni, anche nella notte. Ma questo mi rende felice, meno camion sulle strade. Incontro anche Günther, che mi regala molto cibo ed Hermine e suo marito che vogliono che io accetti 20 euro. Grazie per questi regali. Fantastica Germania.
Al mattino di buon’ora cerchiamo di vincere la nostra pigrizia (e un po’ di sano terrore logico) per affrontare questa corrente che aumenta sempre.
All’uscita il gioco si fa subito duro. Esco dalla protezione del lago del marina e devo remare al massimo delle mie forze: ma sono fermo! Mi sposto e retrocedo, ma dall’altro lato del fiume la corrente molla un attimo, e, miracolo, arriva il vento. Il mio amico-nemico.
Ora è con me e sono felice, una forza della natura mi aiuta a combattere un’altra grande forza della natura. Vento contro corrente, con Clodia fatta per andare: e va, urca se va. La gente mi guarda allibita, è da folli navigare contro questa corrente che al centro raggiunge i 6 km orari, più forte della mia velocità a remi.
Ai lati trovo sempre un passaggio, tocco gli alberi, a volte mi traverso, giro, mi fermo e riparto. Una lotta di traiettorie, resistenza, attenzione, astuzia. L’arte della navigazione fluviale.
Konrad ne sarebbe felice. Con il motore è così facile e banale: mi diverto anche se sono esausto. Ore a vela e remi, remi e vela, mai un attimo di pausa.
Ed io non sono un bravo velista. Come dicevo, ci vorrebbe Bruno che è un mago di queste situazioni. Studiare l’acqua è fondamentale, anticipare le situazioni, gli ostacoli sommersi rivelati dal movimento differente dell’acqua, i tronchi semi sommersi e le pietre grandi.
Comunque, la tappa è gloriosa. Arrivo a Würzburg con tanto vento in un tratto dove il Meno, tra i vigneti è largo non più di 30 metri. La corrente, immane, fa onde che sono quasi delle rapide. Per fortuna c’è il vento, a remi sarebbe impossibile procedere!
L’ultimo ponte è una faticaccia, 10 minuti per 30 metri. Ma ecco Würzburg, con le sue cipolle, il suo Castello tra i vitigni. Würzburg è tra i vitigni! Mi giro dopo la chiusa e vedo un ponte con le statue (meraviglioso) e dietro uno sfondo verde.
Nel marina Hafen Bar ci accolgono Coony, Tom e Alwin. Ci mostrano la mezza pagina del Main Post con un articolo su di noi. Bellissima accoglienza, bellissimo luogo, in un’ansa protetta del Meno di fronte ad un isola per soli animali non umani. Questa notte c’è tanta musica! C’è una festa di laurea e a Würzburg vivono 30.000 studenti. Gran bella città, principesca. Oggi visitiamo la “Residenz” con gli affreschi di Giovan Battista Tiepolo.
Alex e Manuela dalla loro barca mi parlano e ci salutiamo, ci avevano aiutato a Lohr. Vecchi amici o quasi! La sera si accendono dei fuochi a bordo di una barca attrezzata con tavoli: il proprietario del marina, gentilissimo, ci invita oltre ad offrirci gratuitamente l’ormeggio ed i servizi. Un vero gentleman.
A Würzburg incontro l’oriente. Ho questa sensazione, anche se sono ancora lontanissimo. La chiesa sopra di noi sulla collina parla chiaro. Ma dove inizia l’oriente?
Andiamo a vedere! Un abbraccio.