197 km, 110 chiuse, 10 ponti canali, 6 tunnel. E tanti incontri e paesaggi… Uno spettacolo. Questi sono numeri e le parole dei nostri ultimi giorni, e c’è molto di più dentro. Naturalmente.
Ci sono i paesaggi del canale laterale alla Marna, selvaggi e da cartolina. Le mucche corrono letteralmente al nostro passaggio, in mandrie numerose, facendo rimbombare il terreno. E poi l’acqua. La beviamo direttamente dal canale: è potabile e trasparente fino a 4 metri.
Ci sono le colazioni con l’acqua che fuma nei canali, le notti sotto la pioggia, i giorni bruciati, il vento contrario, le strette di mano, di mani callose, di mani sincere e calorose. I baci lanciati con le mani da un bambino turco che non finiva di salutarci mentre ci allontanavamo, felice, alla parola… Istanbul!
E gli sguardi incantati sul mondo di una bambina che ci osserva da lungo i canali.
Ci sono le mani, nostre, che a volte sembrano di altri, ormai come cuoio di una vecchia ciabatta di pelle di bufalo.
C’è il vecchio cuore di Nazim Hickmet, grande poeta Turco di pace e libertà, ed i cuori nostri, sempre più teneri di fronte alla gioia che proviamo e che provochiamo.
E come dimenticare la gentilezza di tanti altri.
Come Chantal a Treveray, che mi accompagna fino alla città successiva (dovevo farmela a piedi perché ero rimasto indietro per lavorare al sito) dopo che il sindaco di Treveray mi aiuta a mandare, senza batter ciglio, una mail importante a Radio 24;
Oppure Jean, un “eclusier”, il gestore della chiusa, figura che purtroppo, data la automazione richiesta dai tagli in bilancio, tende a divenire sempre più rara. Lui ci invita a casa sua e ci offre Champagne, in compagnia della sua gentile e affascinante moglie e della simpatica e bella figlia, che il giorno dopo ci regala una cartolina che ritrae la stessa chiusa tanti anni fa;
E ancora Sara e Bertrand che a Toul ci invitano a bordo per colazione e poi ci preparano anche i panini per il giorno dopo.
E mille altre persone che ci regalano emozione. Ed aiuto.
Il paesaggio ora si è fatto collinoso tanto che siamo saliti e scesi più di 110 volte, passando in un solo giorno 25 chiuse. Il viaggio è intenso, difficile fare giustizia a tutti i luoghi in poche righe, ma proverò a fare un breve riassunto di quanto abbiamo fatto.
Innanzitutto a Berry-au-Bac, splendida ed arroccata: il rinascimento francese. Qui abbiamo un incontro alla sede della Vnf dove raccogliamo gentilezza e informazioni sul sistema delle chiuse che sempre di più ci stupisce e ci affascina.
Un lavoro immenso di secoli che, a costo altissimo e con grandi sacrifici, viene mantenuto attivo.
Grazie Vnf e grazie Francia per questo dono.
Navigare su queste acque, questi canali, e passare queste chiuse, ponti, tunnel ci fa sempre pensare a chi ha lavorato duro e chi lavora sodo per far si che tutto funzioni.
A Treveray, ormeggiamo sotto un ciliegio e Josephine sale sulle spalle di Bruno per procurarci un po’ di meravigliosi frutti (ora siamo diventati raccoglitori, ma per nulla stanziali!).
Poi entriamo in un bar dove tutti che ascoltano attentamente i nostri racconti. Ricordiamo con piacere gli aiuti ricevuti dal sindaco, da Madame Dal Zotto e da Chantal.
Nel pomeriggio successivo navighiamo letteralmente tra le ninfee passando la 29a chiusa sul canale dalla Marna al Reno. L’atmosfera ricorda un po’ i quadri di Monet. L’acqua è semplicemente splendida, tanto che la si beve. Ci concediamo un ormeggio da marinai di terraferma, fatto con l’ancora gettata… a riva!
Lungo il canale, dalla barca, raccogliamo altre ciliegie e altre fragole. Che delizia!
Subito dopo ci attende però il secondo lungo tunnel del viaggio, quello di Mauvages, appena poco più corto del Suterrain de Riqueval. Questo tunnel venne costruito dal 1841 al 1846: sono circa 4.800 metri da percorrere al buio e all’umidità, con lo stesso sistema di rimorchio elettrico incontrato precedentemente. Ma ormai il capitano Jack e la sua ciurma ci sono abituati!
Passiamo la notte a Void con Elvis della Vnf che ci regala una penna ed il mattino dopo facciamo colazione su un ponte romano, con una baghette cotta nel forno a legna. Poi arriviamo a Toul, città fortificata, dove incontriamo Jean, Sara e Bertrand, in un nuovo porto che più bello non si può. Qui visitiamo la bellissima cattedrale: un’ottima occasione per sfoggiare con Bruno e Fine i miei studi di architettura!
Poi via fino a Nancy, passando a vela il ponte canale sulla Mosa e a remi un altro lungo tunnel: dopo 36 km finalmente rientriamo in un vero fiume, la Mosella.
Ci attende un paesaggio da Arcadia Felix, con una bella veleggiata ed il fiume che diventa ampio, così come le chiuse e le immancabili Paniche, lunghe oltre 100 metri.
Il paesaggio è in generale molto selvaggio, poca agricoltura intensiva, molti pascoli. Data la qualità dell’acqua la vegetazione è splendida e sana, con rilevatori di eccezione come le ninfee, le trote, i granchi di fiumi e i salmerini ed i persici.
Via via, la Mosella si fa più torbida: le industrie e l’agricoltura intensiva sembra che inquinino un po di più l’acqua e le sponde. Le persone poco gentili fanno il resto.
A Nancy, città ricchissima di storia e civilissima, vediamo subito delle biciclette che si possono noleggiare applicando un sistema che pare funzionare. Si chiama Velostan, ed è basato su un sistema con 25 stazioni in tutto il centro della città dove prendere e depositare le biciclette, ed un sistema di abbonamenti di varia durata.
Le biciclette sono proprio belle e paiono anche robuste.
Ancora la Francia è dolce. Malgrado i chilometri percorsi, ormai 800 in totale, siamo sempre convinti di andare troppo veloci, e che in fondo ci stiamo perdendo molto.
Ma molto ci arriva, anzi moltissimo. Sempre di più.
Sono triste a pensare che qualche “illuminato” ci ha privato di questa gioia in Italia, quella della navigazione fluviale, in nome di un progresso regresso che ha sprecato il lavoro di migliaia di uomini.
Tra di loro c’era anche un signore che si chiamava Leonardo, da un piccolo paesino toscano, Vinci, che guardacaso aveva dedicato grandi energie allo studio dell’acqua e delle vie navigabili. La sua scala d’acqua che parte da Pavia è in stato di totale abbandono.
Mi dispiace, anche perché in ogni santa chiusa, e già ne abbiamo fatte 157 in totale, mi vedo le porte che lui, cinque secoli fa, ha inventato, e che si chiamano appunto “vinciane”, e che ancora oggi, pare, funzionano egregiamente in tutto il mondo.
Così va il mondo. Be water! Giacomo
Bellissime immagini,bellissime parole,bellissimo viaggio,magnifica esperienza…
Grazie Giacomo.
Grazie Mario!! A presto
Complimenti per l’avventura e Grazie di cuore per tutto quello che ci trasmettete .
Buona navigazione
Fra
ah ! come rodo ! come rodo ! mi sto trasformando in un rododentro!
Bella questa Maurizio, ma vieni a bordo!! O prova a fare anche tu qualche progetto simile, i fiumi hanno bisogno di persone che li riscoprano, proteggano, amino.
Fra, grazie delle tue parole. Stesso invito. A bordo siete tutti benvenuti..non insieme se no andiamo a fondo.
Un abbraccio