Eccoci ancora qui!
Scusate il ritardo ma questa è una situazione che ci succederà altre volte: Internet non è ovunque, qui è molto più facile trovare Cabernet! Tutto sommato però questo “digiuno” d’informazioni ci permette di raccontare meglio il viaggio, anche se so che non è bello per tutti voi che non vedete l’ora di leggere le nostre peripezie.
Ci eravamo lasciati al nostro arrivo a Nancy: ad un primissimo sguardo la città mi era già molto piaciuta. Confermo ed aumento l’entusiasmo per una comunità che mi sembra si dia molto da fare per rispettare l’ambiente ed offrire una vita buona a tutti i suoi cittadini, a cominciare dal modo di muoversi.
La rete di trasporti pubblici è ottimamente distribuita e un tram elettrico raggiunge buona parte dei quartieri. Gli autobus a metano e un traffico ben gestito fanno di Nancy una città molto pulita. Qui ci accoglie Sylvain, che studia e lavora in città e che parla un buon inglese, anche se noi cerchiamo sempre di parlare in francese.
La sua ospitalità ed i suoi aiuti sono stati preziosissimi. A cominciare da La Maison de Velo, un’idea fantastica di Dominique Xailly che da due anni ha creato, in collaborazione con il comune di Nancy, un centro dove la bicicletta è religione e ragione di vita.
Qui le bici si possono noleggiare (a 80 euro l’anno per modelli di tutti i tipi), acquistare, lavare. C’è una biblioteca di testi e DVD sui viaggi in bici, una sala riunioni e molto altro ancora. Incontriamo anche Pierre che si occupa di trovare biciclette particolari e straordinarie, tra le quali una bicicletta-vettura che ricorda un bolide degli anni ’60. Bruno la prova mentre io non riesco nemmeno ad entrarci!
E poi un’altra sorpresa: Atelier Dynamo, un centro fondato alcuni anni fa da Thomas ed altri soci, che si propone di recuperare varie parti di biciclette abbandonate e ricomporle creandone altre.
I molti soci, sono più di 1000, con cifre molto basse (25-50 euro) possono comprare una bicicletta.
Si organizzano anche delle manifestazioni e dei tour e nel laboratorio in rue des Tiercelins 18, luogo per le riparazioni che si può utilizzare gratuitamente una volta che si diventa soci.
Una buona idea da replicare.
Nancy si rivela ricca di incontri, tra i quali quello con Paul Rougieux, ingegnere che si occupa di legname e delle sue caratteristiche tecniche, che ci regala una fantastica marmellata di ciliegie fatta dalla sua mamma.
Il giorno successivo Paul ci porta a conoscere suo zio Guy Rougieux, presidente del sindacato delle acque del fiume Seille e della Mosella, che per tanti anni si è occupato della rete di distribuzione idrica dei paesi intorno a Nancy. La rete nell’altopiano che ci porta a visitare è interessantissima e visitiamo la centralina dove l’acqua viene controllata ed addizionata di cloro per legge, dopo il 2001 e la paura di attentati.
I paesaggi intorno sono molto belli.
L’aiuto di Guy si rivela molto prezioso e con lui inizierà una relazione di amicizia straordinaria. La sera siamo suoi ospiti a Lanfroincourt, 130 abitanti, dove visitiamo anche La Pepiniere (il vivaio) del padre di Paul, Etienne, e raccogliamo le stesse ciliegie della marmellata preparata dalla mamma. Paul ci racconta del difficile momento dei vivaisti di qualità in Lorena, dopo l’invasione delle piante a basso costo.
La cena che ci prepara René, la moglie di Guy, è speciale, con deliziose specialità lorenesi, tra cui il Pâté Lorrain e la immancabile Quiche Lorraine. A fine pasto Guy ci regala una acquavite di Mirabelle e René delle ciliegie magiche. Ancora grazie a questi amici speciali della Lorena.
Il giorno successivo, nel Port de Plaisance di Nancy incontriamo il direttore, Capitano Franck Rosseaux, che ci racconta del suo porto modello e del suo impegno a proteggere l’ambiente con varie iniziative che impediscono lo spreco dell’acqua e la dispersione delle acque grigie e di sentina (con raccolta gratuita delle stesse).
Grazie a Nancy e a tutte le persone generose che abbiamo incontrato.
I giorni successivi sono bagnati.
Dopo quasi un mese di bel tempo l’acqua inizia a cadere dal cielo e temporali e piccole tempeste ci rincorrono. Facciamo anche delle bellissime veleggiate: Bruno in particolare riesce a sfruttare il vento che si incanala tra gli alberi e spesso vola velocissimo tra due grandi baffi bianchi a prua di Clodia e lasciando una bella scia.
A Varangeville, sede delle famose miniere di sale, io passo sorridente, malgrado la pioggia, davanti ad una peniche: due donne che prendono il caffè mi vedono in uno stato pietoso dopo 13 km sotto l’acqua. Chiedo se conoscono una caffetteria vicina e loro generosamente mi invitano a bordo per offrirmi un buon caffè caldo e un po’ di ristoro.
Ben presto, nella solita atmosfera di grande e spontanea ospitalità tra chi vive in barca, veniamo ospitati per una sostanziosa merenda, guidati a visitare Saint Nicolas de Port.
Qui scopriamo una basilica gotica di rara bellezza (con le più alte colonne d’Europa, una delle quali piange, e la mano destra di San Nicola da Bari, protettore dei naviganti), un ospedale per le cicogne, che qui costruiscono nidi ovunque, e un museo della birra dove ci regalano un catalogo.
Anouk e suo marito Dany ci invitano anche a cena e il loro calore umano ci riscalda più di un fuoco acceso. Passiamo una splendida serata: grazie Anouk e Dany, ci avete donato un giorno speciale.
Il mattino dopo finalmente torna il sole e ripartiamo salutando i nuovi amici col rammarico di sempre.
Sulla via verso Strasburgo incontriamo un’amica di Anouk, Dominique, che vive su un’altra peniche restaurata benissimo, con la madre, due cani dolcissimi, vari gatti e una grande passione per l’amicizia.
Ci racconta la storia della cittadina di Dombasle e del suo porto abbandonato, vittima anche, ma non solo, della ottusità dei politici e dei vandali che hanno deturpato una struttura che poteva essere di grande aiuto per la regione. Qui regna sovrana la Solvay e può avere limitato la capacità di vedere “lungo” dei governanti locali.
Dopo Dombasle, con Bruno facciamo grandi volate a vela sotto la pioggia battente che si alterna a brevi sprazzi di sole: è un tempo molto atlantico con cambi repentini. A Lagarde dormiamo in un porticciolo delizioso e sotto l’acqua passiamo il tempo a raccontarci la vita.
Il paesaggio è sempre diverso. Ora siamo su un altopiano con il canale che si trova vari metri sopra l’orizzonte, ora in una specie di tunnel verde.
Ovunque la natura è bella, non rovinata e ci sono molte foreste, che da noi sono merce molto rara. L’acqua non è più trasparente come a Toul ma ancora di un bel verde, ricca di pesci: salmerini, trote (immesse), persici, ci dicono anche molti siluri.
Dopo una veleggiata fantastica con raffiche a 40 km orari, raggiungiamo e passiamo la chiusa di Richecourt, la piu imponente chiusa francese per molti anni dai suoi 15.4 metri di altezza.
Impressionante, soprattutto il rumore della porta a ghigliottina che ci chiude dentro. La salita dura mezz’ora ma va tutto bene ed usciamo a vela, con la sola mezzana (la vela più piccola, a poppa).
Passiamo la notte a Gondrexange ed il giorno dopo arriviamo ad Hesse dove, ormeggiati sotto un bell’acero, scopriamo Le Boat, una compagnia che noleggia houseboat.
Grazie ad Angelina, la gentile segretaria, veniamo a scoprire che non possiamo passare, in quanto barca a remi, sotto i due tunnel che ancora ci restano e soprattutto dal piano inclinato di Arzviller, vera meraviglia della tecnologia idraulica. Depressione totale!!
Mai dire mai. Il giorno dopo due gentili addetti della VNF, i nostri ormai noti angeli custodi, dopo aver ascoltato le mie parole di tristezza di fronte al no venuto da Strasburgo, si prendono la briga di andare a Nederviller in battello, presso la sezione locale della VNF, per perorare la nostra umile crociata a remi.
Di ritorno il no diventa un si, a condizione che si venga trainati dalla barca a motore. Visto che i due tunnel in totale ed il tratto che va fino al piano inclinato non superano i 6 km, accettiamo felici, dato che un trasporto a rimorchio sarebbe stato molto difficile da organizzare oltre che contro la nostra filosofia. Così la piccola Serena ci traina.
Il piano inclinato di Saint-Louis Arzviller è una grande emozione.
Vedere questa “piscina” di 900 tonnellate che scivola giù dal pendio per 44 metri con dentro le barche è notevole. E non consuma niente dato che è la differenza di peso che fa salire o scendere le vasche. Geniale!
Dopo Saint-Louis Arzviller entriamo in un mondo completamente diverso: foreste di conifere miste a faggi, rocce rosse, castelli, architettura germanica, discesa a picco su Strasburgo. Siamo nei Vosgi.
Ieri notte, dopo una breve pausa nel paesino alpino di Lutzelbourg (sembra assurdo trovare un porto in un paesaggio che ricorda la Valle D’Aosta), dormiamo a fianco di una houseboat piena chiassosi tedeschi un pò brilli, in una valle fatata e umida.
Prima dell’oscurità vediamo una sagoma bianca che si sbraccia e parla con i tedeschi. Già comò… Già comò, dice, ed io penso: “Cosa ho fatto?”. Ecco, adesso ci arrestano perché abbiamo passato il tunnel senza permesso ufficiale ed hanno cambiato idea…
Ma no, ecco, è Guy che ci porta buone notizie: si è dannato per farci trovare dei contatti interessanti a Strasburgo, dove ha lavorato per anni e conosce tutti, organizzandoci un incontro con il sindaco di un paesino che ci aiuterà molto. Insomma, un santo che ci ha donato aiuto e passione. Siamo commossi, grazie.
Abbiamo oramai superato 200 chiuse, 8 tunnel, 13 ponti canali e tra poco i 1000 km di percorso.
A braccia e remi (con un po’ di vela) sono tanti. Provare per credere.
Ora siamo a Saverne, che è bellissima. Piove a catinelle, dopo un arrivo che sembrava promettere bene grazie all’incontro con due ragazzi, Volker e Ilka, che per stasera ci hanno promesso una pizza cotta e preparata nella loro barca, un Tjalk olandese.
Il morale è alto e le ossa bagnate. Ma l’acqua è vita e la birra qui è buona. Siamo in Alsazia, mi dimenticavo, e anche i vini qui non scherzano! Viva i liquidi insomma.
A presto e un abbraccio a tutti. Giacomo
P.S.: Un ringraziamento particolare a Caroline Bouguereau che ci ha aiutati molto con le relazioni con la stampa in Francia.