Gli angeli di Faversham

Dopo un anno sono di nuovo a Faversham, nel verde Kent, il giardino d’Inghilterra: ritrovo vecchi amici come Lena e Bob che mi hanno accolto come sempre nel migliore dei modi. Dormo in una barca di legno dal nome Celtico, ormeggiata ad Hollowshore, Oare, ad un miglio da Faversham, ospite di John Walpole che gentilmente mi ha consentito di stare a bordo.

Mi sveglio con i gabbiani e le anatre che starnazzano. Per arrivare al cantiere dove Clodia è ormeggiata e dove l’ho preparata al lungo viaggio verso Istanbul, attraverso in bici pascoli con mucche e pecore che scappano via quando arrivo io, e poi attraverso campi gialli in fiore.

L’emozione di rivedere Clodia, la barca che mi ha dato miglia e rifugio per tre lunghi e sofferti mesi l’anno passato, è stata grande.

Lei sta nell’Iron Wharf, un cantiere nautico (molto diverso da tanti cantieri, italiani e non solo, che triplicano i loro preventivi e a volte sono pure incompetenti) che ospita mille barche, ed una comunità di bizzarri quanto gentili e saggi “liveaboard”, che mi hanno insegnato molto.

Devo dire che anche ora mi stanno aiutando molto, come il capitano Alex (anzi… la capitana), che vive a bordo della Sheppey Queen, un vecchio Ferry costruito in legno, che ha trasportato migliaia, forse milioni di passeggeri da una sponda all’altra del Tamigi, e dello Swale. Alex un tempo era impiegata nei media a Londra, ed ora trasmette agli esseri umani tutto il suo sapere di healer, e cucina cibi sani e buonissimi.

Durante la presentazione del viaggio che ho tenuto presso la Creek Creative di Faversham, ho conosciuto la loro interessante iniziativa, che cerca di coinvolgere i cittadini in attività legate alla creatività, all’artigianato ed all’arte. Con pochi soldi e molta passione (sono tutti volontari) Bob, Anne, Georgia, Simon, Keith ed altri ancora, organizzano incontri, seminari, workshop che creano bellezza ed amore per un nuovo modo di condividere la socialità attiva.

Richard Fleury, anch’esso parte attiva del Creek Creative, è un regista che sta realizzando un film chiamato The Quay (traducibile in Italiano come “Il cantiere”).

Mi ha raccontato tante cose che nel prossimo post cercherò di raccontarvi, a proposito dello Standard Quay, questo luogo magico dove le Thames Barges (le grandi barche a fondo piatto dalle grandi vele color tabacco, che trasportavano le merci fino a Londra dall’estuario grazie alla loro incredibile manovrabilità) ancora vivono e vengono restaurate.

Purtroppo un piano di uomini d’affari senza troppi scrupoli vuole allontanare il cantiere per “ripulire” la zona, che vale molto ed è affacciata sul Creek, il canale che risale dallo Swale fino a Faversham e dove un tempo le navi romane, così come più tardi la flotta di Enrico VIII, risalivano lente attendendo la marea giusta, che, a proposito, in questi giorni supera i 7 metri.

Una persona particolarmente speciale mi ha aiutato: lo riconosco come un angelo, tra i tanti angeli che ho incontrato qui. Si chiama Moray, di origine scozzese, nato ad Honk Hong e viaggiatore attento. Da un passato di avvocato ora si dedica alla medicina naturale ed è anche lui healer. Mi ha nutrito con i suoi insegnamenti e soprattutto con il cibo che mi sta riportando in vita ed in armonia molto velocemente.

Una alimentazione basata su una dieta che purifica, disintossica il corpo dalle troppe schifezze che ingeriamo, dal troppo caffè, dai cibi non naturali e privati della loro naturale energia ed elettricità. Basterebbe osservare, rispettare la natura per fare già molto. Ma non vorrei essere troppo superficiale e dire banalità.

Clodia ora è in acqua ormeggiata a fianco della Sheppey Queen. Ho già remato portando a bordo Susanna, una cara amica italiana conosciuta qui, e Carlotta, rispettivamente mamma e figlia, che mi hanno già ospitato una sera a cena con Jonathan (il marito di Susanna e papà di Carlotta).

Clodia è in gran forma, io un po’ meno ma mi sento bene. Sono sereno e felice. Aspetto Josephine e Bruno e mi godo gli angeli di Faversham cercando di rendermi utile.

Adesso, mentre vi scrivo, sono a Beaulieu, con Lena e Bob, vicino a Southampton, Hampshire, ad una fiera fantastica di vecchie cose di barche. Siamo in un grande prato verde, vicino alle rovine di una vecchia abbazia, e due persone suonano e cantano della musica country. Stanotte dormo qui in tenda, poi giovedì 21 vado a Londra ad incontrare Thames 21, i ragazzi che ripuliscono il Tamigi.

Un piccolo cambio di programma. Ho deciso di ripartire da Faversham. A Londra ci sono già passato l’anno scorso e con il matrimonio reale c’è il rischio che non mi lascino passare, oltre ad un traffico di barche indecente che genererà un moto ondoso poco adatto alla piccola Clodia. Inoltre qui hanno bisogno di una mano per tentare di salvare lo Standard Quay dagli avvoltoi del profitto.

A presto

Giacomo

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1 Response » to “Gli angeli di Faversham”

  1. Gianmichele scrive:

    seems to have been there in these scenes …

    Anything that looks like already experienced or just dreaming …

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