Bucaniere

L’ultima settimana è stata ricca di incontri e di momenti indimenticabili.

Alex mi ha ospitato a bordo della sua Sheppey Queen e per tre notti sono stato cullato dall’alternarsi delle maree e dal colore dei ricordi di questo glorioso ferry boat.

Alex vive a bordo e quando non si gode i tramonti del Faversham Creek ed i suoi amici interessanti, cucina a bordo del suo furgone dei cibi meravigliosi (che nel frattempo mi hanno ricostituito).

Il suo catering deve essere veramente “angelico” e ve lo consiglio davvero. Il cibo è molto e per citare Feuerbach: “noi siamo quello che mangiamo”. Date un ‘occhiata al sito di Alex e se sarete saggi, la chiamerete per un banchetto di salute di cibo fantastico.

Alex venerdì scorso mi ha accompagnato a Londra. Partiamo alle 4 del mattino a bordo del furgone con tanto di cucina mobile professionale e bandierine di preghiera tibetane che sventolavano a 140 all’ora sulle autostrade inglesi. Ci ritroviamo in un batter d’occhio in una Londra deserta, in un sobborgo poco invitante.

Alex, alle prese con un trasbordo su un altro furgone, per poco mi lascia in mezzo a quella no-man’s land: fortunatamente riesco ad avere un passaggio da Andy, un saggio cuoco che, intuendo un breve futuro per me in quella situazione, mi porta in una zona più sicura.

Smonto al volo e trovo un caffè che accoglie una serie di angeli senza ali e senza futuro. Angeli dagli occhi pesti, da notti insonni sui marciapiedi.

Anche io mi addormento nelle luci offuscate e mi perdo nel mio mondo nomade. Mi risveglio con la luce che filtra dalle finestre ormai poco trasparenti.

Cerco una metro e mi reco verso la sede di Thames 21 dove ho appuntamento con Rita Serra, una delle anime di questa organizzazione che si occupa da 15 anni di ripulire il Tamigi e altre zone di Londra.

Breve visita alla sede, dove Rita raccoglie gli attrezzi, prepara acqua bollente per l’immancabile Tea inglese, e stampa alcuni moduli per i volontari.

 

In una Londra mediterranea (oggi toccheremo i 26 gradi) raggiungiamo con il furgone l’area vicino al sacro fiume Lea, un affluente del Tamigi dove effettueremo la pulizia.

I volontari oggi sono solo 6 (è festa e bel tempo, merce rara qui) e tutti lavoriamo dalle 10:30 alle 14:30 per ripulire questa piccola area ricoperta da una vegetazione un po troppo invasiva. Rita è molto brava, prepara tutto e tutti con informazioni chiare e distribuendo stivali di gomma (Wellies in inglese, abbreviazione di Wellington’s boot, parte quasi integrale dell’abbigliamento di un paese parecchio abituato all’acqua), guanti e solidarietà.

Inutile dire che Rita lavora come e più di tutti noi.

Il bello di Thames 21 è che non mollano mai. Non è come da noi dove si fa un evento con grandi manifestazioni e poi basta per mesi se non anni. Qui si fa ogni settimana e sempre, da 15 anni.

Così le cose avvengono davvero: un esempio da seguire.

La settimana prosegue con belle veleggiate e vogate nel Creek con a bordo diversi nuovi amici, come Simon, grande maestro d’ascia dello Standard Quay, Moray, velista di Hobie e maxi yacht da regata, e Russell, uno scozzese velista e liveaboard molto conosciuto qui nell’Iron Wharf che si complimentano con me per le virtù di Clodia.

Io naturalmente giro i complimenti a Roland e Silvio per lo scafo, Nicolò e Diana per gli alberi, Ombra e Daniela per le vele e tutti quelli che hanno costruito la barca, molto più di me. Grande Clodia.

Una vecchia Thames Barge, sotto il fango da 15 anni, è stata riportata alla vita e probabilmente verrà restaurata se verranno trovati i fondi. E’ stato un momento emozionante, commovente.

Ieri, con Clodia, ho tentato di affondare Orinoco, una Thames Barge, del 1895 e di più di 30 metri per 70 tonnellate di stazza.

Una mia ardita quanto spettacolare manovra, il mio dna profondamente vichingo, l’ausilio di una raffica dispettosa (anch’essa forse vichinga), e la mancanza del consueto fango che di solito mi rallentava al momento giusto, mi hanno fatto entrare a tutta birra con la prua rostrata di Clodia nella fiancata imponente e nera di pece di Orinoco.

Un bel buco e una notte insonne pensando alle conseguenze (cioé ai danni da ripagare). La signorilità di Frog, il giovane capitano di questa meraviglia, che la sta restaurando da solo e che vive a bordo, mi ha salvato da una estate passata qui a lavorare per ripagare il malfatto.

Grazie Frog! Un altro angelo di Faversham.

Josephine e Bruno sono già qui. Venerdì il Royal Wedding. Domenica dovremmo partire. Busy week!

Purtroppo il meteo non promette bene: sta per ritornare il brutto tempo, da Nord Est. Mi ricordo l’anno scorso, i quasi due mesi passati sotto l’acqua, con il vento che fischiava incessante nelle sartie ed a battere i denti e con la muffa sotto la schiena!!  Ti ricordi Jacopo!??

Speriamo di trovare una finestra buona per attraversare. Sto scrivendo dal Creek Creative, dove mi ospitano con amicizia. Grazie ancora a loro.

 

Un abbraccio a tutti

Giacomo

 

Gli angeli di Faversham

Dopo un anno sono di nuovo a Faversham, nel verde Kent, il giardino d’Inghilterra: ritrovo vecchi amici come Lena e Bob che mi hanno accolto come sempre nel migliore dei modi. Dormo in una barca di legno dal nome Celtico, ormeggiata ad Hollowshore, Oare, ad un miglio da Faversham, ospite di John Walpole che gentilmente mi ha consentito di stare a bordo.

Mi sveglio con i gabbiani e le anatre che starnazzano. Per arrivare al cantiere dove Clodia è ormeggiata e dove l’ho preparata al lungo viaggio verso Istanbul, attraverso in bici pascoli con mucche e pecore che scappano via quando arrivo io, e poi attraverso campi gialli in fiore.

L’emozione di rivedere Clodia, la barca che mi ha dato miglia e rifugio per tre lunghi e sofferti mesi l’anno passato, è stata grande.

Lei sta nell’Iron Wharf, un cantiere nautico (molto diverso da tanti cantieri, italiani e non solo, che triplicano i loro preventivi e a volte sono pure incompetenti) che ospita mille barche, ed una comunità di bizzarri quanto gentili e saggi “liveaboard”, che mi hanno insegnato molto.

Devo dire che anche ora mi stanno aiutando molto, come il capitano Alex (anzi… la capitana), che vive a bordo della Sheppey Queen, un vecchio Ferry costruito in legno, che ha trasportato migliaia, forse milioni di passeggeri da una sponda all’altra del Tamigi, e dello Swale. Alex un tempo era impiegata nei media a Londra, ed ora trasmette agli esseri umani tutto il suo sapere di healer, e cucina cibi sani e buonissimi.

Durante la presentazione del viaggio che ho tenuto presso la Creek Creative di Faversham, ho conosciuto la loro interessante iniziativa, che cerca di coinvolgere i cittadini in attività legate alla creatività, all’artigianato ed all’arte. Con pochi soldi e molta passione (sono tutti volontari) Bob, Anne, Georgia, Simon, Keith ed altri ancora, organizzano incontri, seminari, workshop che creano bellezza ed amore per un nuovo modo di condividere la socialità attiva.

Richard Fleury, anch’esso parte attiva del Creek Creative, è un regista che sta realizzando un film chiamato The Quay (traducibile in Italiano come “Il cantiere”).

Mi ha raccontato tante cose che nel prossimo post cercherò di raccontarvi, a proposito dello Standard Quay, questo luogo magico dove le Thames Barges (le grandi barche a fondo piatto dalle grandi vele color tabacco, che trasportavano le merci fino a Londra dall’estuario grazie alla loro incredibile manovrabilità) ancora vivono e vengono restaurate.

Purtroppo un piano di uomini d’affari senza troppi scrupoli vuole allontanare il cantiere per “ripulire” la zona, che vale molto ed è affacciata sul Creek, il canale che risale dallo Swale fino a Faversham e dove un tempo le navi romane, così come più tardi la flotta di Enrico VIII, risalivano lente attendendo la marea giusta, che, a proposito, in questi giorni supera i 7 metri.

Una persona particolarmente speciale mi ha aiutato: lo riconosco come un angelo, tra i tanti angeli che ho incontrato qui. Si chiama Moray, di origine scozzese, nato ad Honk Hong e viaggiatore attento. Da un passato di avvocato ora si dedica alla medicina naturale ed è anche lui healer. Mi ha nutrito con i suoi insegnamenti e soprattutto con il cibo che mi sta riportando in vita ed in armonia molto velocemente.

Una alimentazione basata su una dieta che purifica, disintossica il corpo dalle troppe schifezze che ingeriamo, dal troppo caffè, dai cibi non naturali e privati della loro naturale energia ed elettricità. Basterebbe osservare, rispettare la natura per fare già molto. Ma non vorrei essere troppo superficiale e dire banalità.

Clodia ora è in acqua ormeggiata a fianco della Sheppey Queen. Ho già remato portando a bordo Susanna, una cara amica italiana conosciuta qui, e Carlotta, rispettivamente mamma e figlia, che mi hanno già ospitato una sera a cena con Jonathan (il marito di Susanna e papà di Carlotta).

Clodia è in gran forma, io un po’ meno ma mi sento bene. Sono sereno e felice. Aspetto Josephine e Bruno e mi godo gli angeli di Faversham cercando di rendermi utile.

Adesso, mentre vi scrivo, sono a Beaulieu, con Lena e Bob, vicino a Southampton, Hampshire, ad una fiera fantastica di vecchie cose di barche. Siamo in un grande prato verde, vicino alle rovine di una vecchia abbazia, e due persone suonano e cantano della musica country. Stanotte dormo qui in tenda, poi giovedì 21 vado a Londra ad incontrare Thames 21, i ragazzi che ripuliscono il Tamigi.

Un piccolo cambio di programma. Ho deciso di ripartire da Faversham. A Londra ci sono già passato l’anno scorso e con il matrimonio reale c’è il rischio che non mi lascino passare, oltre ad un traffico di barche indecente che genererà un moto ondoso poco adatto alla piccola Clodia. Inoltre qui hanno bisogno di una mano per tentare di salvare lo Standard Quay dagli avvoltoi del profitto.

A presto

Giacomo

 

Conto alla rovescia…

Man on the River si arricchisce di due nuovi protagonisti che renderanno sicuramente molto più affascinante il viaggio ed incisivi i temi che si propone di promuovere.


Bruno Porto sarà il co-protagonista del viaggio, nonché il “motore verde” a bordo di Clodia: lo skipper brasiliano ha forza, esperienza e volontà da vendere, oltre a parlare cinque lingue. Il compagno di viaggio ideale per Giacomo che, reduce dalla sfortunata quanto pericolosa parentesi virale patita lo scorso anno, necessita proprio di questo tipo di aiuto per portare a termine in sicurezza la navigazione verso Istanbul.

“Per fortuna, - ci dice Bruno – quest’anno ho trovato il tempo per partecipare al progetto Man on the River. Aiutare una buona causa è sempre gratificante, ancora di più quando si ha il piacere di convivere con Giacomo e la possibilità d’imparare con delle nuove esperienze.”

Josephine Schaumburg è una ricercatrice culturale e couchsurfer: tutti ci siamo chiesti cosa significhi questo termine.

Il couchsurfing è una via di mezzo tra stile di vita e viaggio, che deriva appunto da Couch, divano. In sostanza si tratta di una comunità di viaggiatori, che si ritrovano su un socialnetwork del tutto simile a Facebook, e che offrono ad altri la propria ospitalità ricevendone altrettanta in cambio. “Vieni pure, puoi dormire sul divano!”: è questa più o meno la frase tipica dei Couchsurfers, da cui il termine. Ma il couchsurfing è anche un modo per scambiare impressioni, visitare il mondo responsabilmente, far girare le idee.

Josephine (Fine) anticiperà via fiume Giacomo, guidando una barca elettrica d’appoggio, recandosi nelle città principali visitate da Man on the River per interessare la stampa locale e scovare spunti interessanti da fotografare e raccontarci sia in questo sito sia nel blog www.riversidestories.com che stiamo costruendo per lei . Ovviamente, ove possibile, sfruttando la rete dei Couchsurfers!

“I miei ultimi anni di viaggio – afferma Fine – sono stati tutti molto belli e di valore. Ma mancava qualcosa : un’utilità che va oltre il mio arricchimento personale. Documentare il viaggio di Giacomo, ed anche in parte il mio, sarà un bel modo per condividere l’esperienza di esplorare il nostro mondo. A parte questo, ammiro Giacomo e sua dedizione all´ambiente. E’ un onore poterlo affiancare.”

Ed ora, il programma del primo mese di viaggio:

8 aprile - Partenza da Venezia e arrivo a Faversham, Kent*

10 aprile - Incontro con le persone interessate ad ascoltare la storia di Man on the River, su invito di Creek Creative (1 Abbey Street, Faversham, Kent ME13 7BE, United Kingdom) ?per portare il nostro contributo alla difesa dello Standard Quay, meraviglioso ed unico distretto che restaura e protegge varie imbarcazioni d’epoca tra le quali le Thames Barges, che hanno costruito ed arricchito Londra, essendo adatte a trasportare, con il loro fondo piatto, le merci lungo il Tamigi.

 

11-16 aprile - Preparazione della barca in vista della partenza.

16 aprile – Partenza per Londra con risalita fino all’Albert Bridge ed ormeggio accanto a Mouette, vecchio battello trasporto passeggeri, un tempo operante nel Lago di Ginevra.

18 aprile – Partecipazione alla pulizia del Tamigi con Thames 21

18 – 27 aprile – Incontri con i media e vogate sul Tamigi.

27 aprile – Arrivo di Bruno e Fine

1 maggio – Partenza da Albert Bridge, il giorno successivo alla celebrazione del matrimonio reale tra William e Kate, e discesa del Tamigi con i soliti incontri imprevedibili e (di solito) molto interessanti che il viaggio riserva. Fermeremo a Erith, Southend on Sea, Whitstable, Margate, Ramsgate.

Entro il 15 maggio – Attraversamento della Manica con partenza da Ramsgate.

* Nota di Giacomo: “Nell’intervista a Radio 24 dico che userò Roadsharing. Il viaggio purtroppo è stato annullato e sono costretto da un appuntamento fissato per il 10 aprile, per raccontare il nostro viaggio, a Faversham, ad usare l’aereo (ahiahiahi..). Chiedo scusa all’ambiente ed a tutti voi e cercherò di recuperare e compensare il danno”.

 

 

 
 

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