Da Erith a Sheerness

26 miglia nautiche – circa 49 km

Da Erith sotto un cielo grigio partiamo. Dopo pochi minuti inizia a piovere. Navighiamo veloci a vela, randa e mezzana, a circa 7 nodi. La corrente ce ne regala 3 e mezzo.

Il Tamigi torna ad essere bello, ampio e potente. Siamo ormai vicini all’estuario, i paesaggi sanno di Mare del Nord.

 
Il vento rinforza e, sotto un sole potente che si è aperto a forza un varco tra le nubi, tocchiamo i 10 nodi, con 4 di corrente.

Siamo felici: in 4 ore percorriamo 26 miglia. Arrivati all’isola di Sheppey vorremmo entrare nel Meadway e poi ormeggiare e Queenborough ma l’ultimo miglio di navigazione dice altro per noi.

Il vento ce lo ritroviamo sul naso e il mare incomincia a diventare fastidioso. Cerchiamo di bolinare per un’ora e guadagnamo mezzo miglio ma poi la corrente cambia ed il vento rinforza.

Siamo con due mani di terzaroli alla randa e siamo ancora sopra invelati. Decido, dopo un paio di semi scuffie (Jacopo ha i capelli dritti malgrado le secchiate d’acqua che prende), di virare e tornare nel Tamigi in direzione Sheerness.

Lì c’è un Sailing Club sulla spiaggia, sottovento al canale della tribolazione.
Bye Queenborough! Peccato.

Pochi minuti e siamo a riva. Alcuni soci e James Bell, il Commodore del Club, vengono ad accoglierci e con grande gentilezza ci offrono di ormeggiare ad una boa poco distante. Vado da solo e Jacopo mi raggiungerà poco dopo per portarmi a riva con un piccolo caicio.

Siamo al tramonto. Vento: da SW 20 nodi. Temperatura dell’aria: 12 gradi. Temperatura dell’acqua: fredda.
Non proprio l’ideale per un bagno.

Ma Jacopo si allontana dalla barca (dopo avermi raggiunto) e nel tentare di avvicinarsi di nuovo sotto una raffica più intensa, spinge un po’ troppo su uno scalmo e questo cede. Vedo il caicio capovolgersi e Jacopo sotto.

In un battibaleno Jacopo riemerge e tira giù tutti i santi del paradiso e non solo. E’ talmente incazzato che gira il caicio di forza e si mette a trainarla a nuoto verso di me. Lo raggiungo dopo aver di nuovo mollato gli ormeggi e lo faccio salire (ipotermia non così lontana in queste acque) remo verso riva, con il gommone a traino pieno d’acqua.

Arrivano i rinforzi con il gommone del Club. Che gentilezza questi inglesi!

Ci offrono subito di dormire nel Club e Jacopo viene spedito a farsi una doccia calda. Tim è fantastico come tutti i soci. Mark ci prepara un caffè bollente ed io sono felice che tutto sia andato bene. Dormiamo come dei ghiri.

Al mattino Tim ci sveglia (guardate questo video e votatelo) e ci indica un posto dove far colazione.

Incontriamo Sue & Sue che si occupano di divulgare i vantaggi dell’allattamento materno.
Il circolo sociale che ci ospita è meraviglioso. Si sta proprio bene. Aspettiamo l’alta marea e ci prepariamo alla ripartenza.
 
 
Grazie Isle of Sheppey Sailing Club. You are our friends.

Si parte a vela, dalla boa. Un vento in poppa di 15 nodi ci porterà in due ore e mezzo a Withstable, dove ci attende una sorpresa inattesa…
 
 
 
 
 

 

Da Londra a Erith

15 miglia nautiche, circa 28 km

Scusatemi per il ritardo ma i giorni da Londra a qui sono stati intensi assai.

Il tratto del Tamigi dal London Bridge alle grandi chiuse che servono a salvare Londra da ondate di marea eccezionali, è veramente un delirio.

Alla bruttezza del paesaggio, banche, grattacieli, edifici dell’arroganza e del no-limit, corrisponde la maleducazione dei capitani dei Clippers che creano onde enormi per un fiume, che poi iniziano a rimbalzare da parte a parte.

Il brutto crea brutto.

Al passaggio del meridiano zero di Greenwich ci troviamo con un bel vento al traverso ed issiamo finalmente la vela maestra. Sembra un auspicio positivo, ma subito dopo il vento ci torna sul naso…

Dopo Greenwich il paesaggio costruito continua ad essere delirante, ispirato dai grandi manager senza gusto e cultura.

Poi iniziano le fabbriche, gli enormi docks del porto, il fuori scala di queste costruzioni per mostri d’acciaio di 200 metri (era sabato e per fortuna non ne abbiamo incontrati).

Jacopo quasi piange. Nulla che sia gentile con noi, tutto tendente allo sporco e all’abnorme. Ci consoliamo con qualche albicocca disidratata e un po’ di Marmite, una pasta da spalmare a base di estratto di lievito, molto popolare qui.

Poi, dopo Tilbury, il Tamigi torna ad essere più naturale, anche se si vede che l’industrializzazione ha lasciato le sue tracce. Abbiamo la corrente dalla nostra per tutte e sei le ore di navigazione: la sua forza ci spinge verso il mare, malgrado il vento contrario.

Arriviamo di fronte ad Erith ed iniziamo a pensare, prima che la marea cambi, ad un posto dove fermarci e campeggiare.

Vediamo un bellissimo battello, un Ferry, ormeggiato e alcuni alberi di barche a vela. Un Sailing Club!

Il vento sul naso è vicino ai 18 nodi e remare diventa molto faticoso. Mentre ci aggiriamo tra le boe nel tratto di fiume più profondo, un ragazzo gentile, Mark, si avvicina con un gommone e ci chiede se vogliamo ormeggiarci.

ErithYes, of course!

E così ci troviamo con tutta la nostra mercanzia allo Erith Yacht Club. Un luogo tranquillo, molto genuino e “cozy”, pieno di anime generose.

Un signore, originario di Malta, si fa in quattro per aiutarci; Anne, una splendida signora, ci prepara un caffe caldo e ci indica dove poter piantare la tenda; Guy e David addirittura offrono la loro barca (un Van der Stadt in acciaio che ha già attraversato l’Atlantico) per far dormire la troupe che nel frattempo ci ha raggiunto.

Syd, un maestro d’ascia, ci racconta delle meravigliose barche in legno che stanno cercando di salvare. Visitate il loro sito per saperne di più.

Accendiamo la stufa e prepariamo un Cous Cous un po sciapo (siamo senza sale) e ci buttiamo in tenda sui gloriosi materassi in schiuma di mais che Stefania Carniato della Imbotex ci ha regalato.

Mi ero dimenticato di raccontarvi questo dettaglio.

Al mattino aspettiamo l’alta marea e con un leggero vento in poppa partiamo.

 
Grazie a tutti voi amici dello Erith Yacht Club. Ci avete regalato il vostro aiuto e la vostra gentilezza. A presto, spero.
 

 

God save the Clodia

clodiaCe l’abbiamo fatta! Siamo arrivati a Londra, sotto il Tower Bridge (che, visto da sotto, bello proprio non è…)

Nonostante siamo piccoli, reggiamo le onde dei Clippers, i battelli enormi che attraversano il Tamigi a zig zag e a velocità folle. Però quanta paura!

Jacopo è un grande: mi sopporta come capitano e tanto basta!

I giorni da Henley fino a qui si sono succeduti con incontri straordinari e paesaggi da sogno: il fiume è vivo, amato, forte di vita e natura, anche qui a Londra in questo ammasso di uomini e follia di cemento e pietra. Amo Londra ma fuori, nella natura, si sta meglio.
 
 
La troupe è meravigliosa: malgrado i disagi ed i continui cambi di sistemazione, Nicola, Alessandro e Martina si fanno in quattro per aiutarci e mi sopportano con grande allegria. Ero preoccupato soprattutto per il traffico e le maree, ma alla fine tutto si è rivelato alla nostra portata.

davidClodia è fantastica! Ancora qualche lavoretto e saremo pronti ad affrontare la Manica.
Con la sola mezzana (la vela piccola) gonfiata da un bel ventone di poppa, e aiutati da una fortissima corrente facevamo 4 nodi. Addirittura trainavamo David, un amico che ci ha visti remare e ci ha voluti seguire con la sua canoa centenaria.

 
 
Tantissima gente ci ferma: vogliono fotografarci e salutarci.

bridgeAnche al St. Katharine Docks, un ormeggio da favola sotto il London Bridge, dove siamo circondati da barche da sogno, le persone ci guardano con simpatia, vengono alla barca e ci parlano stupite e felici. Ci ringraziano per quello che facciamo: è una bella sensazione.

Troppa vita in così pochi giorni, e troppo poco sonno! Però ci siamo concessi una dormita memorabile in una dimora da re (e regine), quella di David. Lui è un uomo d’affari con un cuore grande ed un amore per il fiume che va al di la delle parole. Dopo averci accompagnati a bordo della sua canoa, ci ha ospitati tutti nella sua “Mansion” vittoriana. Grazie ancora David.

esaustiOra sono a casa di Ali, mio vecchio compagno di università. La sua generosità nell’ospitarci ci ha emozionato. Grazie di tutto, per sempre, sia a lui sia a sua moglie Anne, due grandi amici.

La sorella di Roland, Phyllis, ospita con gentilezza estrema Massimo e Martina. Grazie a lei, che non riesco ad incontrare.

Siamo esausti e scrivere i post è veramente difficile.

Le giornate sono così piene! Vorrei andare avanti tutta la notte ma sto crollando.
 
jacopoPerò prima voglio dire grazie ai pesci, ai cieli, all’aria al vento di questo paese civile e generoso.

E grazie alle acque del Tamigi. Un fiume amato e da amare.
 
 
 
 
Wargrave to Henley-on-Thames video


 

Bray to London video

 

Londra, finalmente!

london bridge

The ice age is coming, the sun’s zooming in
Meltdown expected, the wheat is growing thin
Engines stop running, but I have no fear
Cause London is drowning and I, live by the river
The Clash – London calling

Maggiori informazioni quanto prima!

 

Da Wargrave a Chertsey

La nube del vulcano non ferma Clodia: andiamo piano, ma andiamo!

Wargrave to ChertseyDopo i giorni a Wargrave al Bushnell Marina gli eventi sono stati frenetici. Colin Henwood, costruttore di barche mitiche sul Tamigi (vedi sito Henwood and Dean) grande uomo, e sua moglie Lucy, grande donna, ci hanno aiutato ed ospitato nella loro casa.

Oltre a prestarci attrezzi e materiali per terminare i lavori, Colin ci ha illuminato con i suoi racconti in una bellissima serata ad Henley on Thames, regalandoci anche l’emozione del suono delle cornamuse sui verdi prati.

Le notti in tenda sono umide e gelate: ghiaccio al mattino, sole caldo di giorno. Ma qui l’acqua è bella, sa di fresco. Io e Jacopo continuiamo a stupirci di un fiume tutelato in maniera eccezionale; la vegetazione e la fauna sono ricchissime, il paesaggio cambia di continuo e le case sono progettate in armonia con la natura.

Il Tamigi è una grande risorsa di cui tutti qui vanno fieri. Un esempio di gestione ottimale.

Wargrave to Chertsey
 
Ieri, dopo 25 km e altre 4 chiuse, siamo arrivati a Bray, dove il Bray Marina ci ha ospitato gratis per la notte ed il camping Aberdeen ci ha applicato un prezzo simbolico, che ha pagato Massimo, il nostro fotografo.

Il fiume scorre abbastanza lento, facciamo circa 25 km al giorno e la sincronia delle remate è ancora da registrare. Jacopo va alla grande ai remi, sono io ad essere un po’ arrugginito!

Wargrave to ChertseyStasera siamo arrivati a Chertsey, nel Surrey, dopo essere passati per Windsor (il castello è pazzesco!!!). Dopo l’ennesima chiusa, ne abbiamo passate una quindicina finora, andiamo alla ricerca di un attracco per la barca ed entriamo in un canale dove troviamo dei “liveaboard”, cioè delle barche costruite per essere la principale residenza dei proprietari.
 
Non ci si può fermare e poi ci troveremmo in una zona pubblica, poco sicura. Ci dirigiamo verso il Marina più bello: beh, almeno proviamoci…

Alla reception, tra barche da sogno una ragazza meravigliosa ci dice che il costo per l’attracco notturno è 20 pounds, poi raccontiamo il progetto e il prezzo diventa… 0 pounds (e ci offre anche un caffè, una spilla e una borsa con una coccinella sopra: troppa grazia!)

Questa notte dormiamo al caldo, un B&B ci ospita. Sono amici di Claire, che è anche la moglie del proprietario del Bates Marina. Siamo allibiti dalla gentilezza delle persone.

Wargrave to ChertseyClodia va alla grande. Oggi con la sola mezzana abbiamo anche sfruttato il vento. Tanti incontri che vi racconterò quanto prima. Tutti sono molto incuriositi da noi e ci chiedono con vero entusiasmo di raccontare la nostra storia. Una persona ci ha hanche regalato 10 pounds, come inizio della raccolta fondi!

Purtroppo il nostro proposito di vivere a zero budget non è ancora del tutto applicabile : siamo in tanti e dobbiamo condividere. La troupe che gira il documentario non può essere abbandonata e cerchiamo di stare tutti insieme.

Un grazie a Michele che ci ha aiutato tantissimo e si è fatto un viaggio pazzesco per tornare, lasciandoci Martina che farà parte della banda. Siamo già dei Forrest Gump.

A presto.

 

Lungo il Tamigi

taking on thames
Un nuovissimo set di fotografie sui primi due giorni del viaggio, da Michele Spiller.
Guardatele su Flickr!

Grazie a Michele (che è attualmente bloccato a Londra a causa delle ceneri vulcaniche Islandesi…)

 

 

 
 

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