Un Mare Nero

Il Mar Nero. Ora ci sono dentro. Percorse 230 miglia nautiche, che sono più o meno 420 km. Ero abbastanza spaventato, questo mare è Nero più ancora della realtà: le onde, le tempeste improvvise, il traffico.

Sono a Sozopol, un castello di legno e pietre su una baia che protegge da secoli i naviganti. Il porto più sicuro del Ponto Eusino. Ma perché si chiama Mar Nero?

“Merito” dei turchi che che lo definivano così in contrapposizione al Mar Bianco, il Mediterraneo. L’Egeo in effetti è molte volte bianco di schiuma e di cavalloni. Ma perché Nero? Non trovo ancora una spiegazione accettabile. Il suo colore è il blu.*

L’acqua, da Costanza in giù è trasparente. Qui a Sozopol si vede giù per almeno 4 metri. Più a sud ancora di più.

Allora perché? Il nero credo io sta nelle teste degli uomini che adorano terrorizzare il prossimo. Come tanti navigatori sanno bene, il tratto di mare più pericoloso è sempre quello dove ci si trova. E i locali raccontano che sì, hai passato il Northern Forland (il tallone della Gran Bretagna, 7000 relitti in poche miglia), la Manica, con le sue correnti, ma è nulla in confronto alle coste di qui…

Di minaccia in minaccia si è sempre navigato però. Ovunque. E ovunque sono successi incidenti. Il mare se ne frega di noi. Il fiume mi si addice di più. Forse nei miei geni Vichinghi c’è troppo mare. Non a caso anche loro non appena potevano si infilavano su per un fiume a cercare acque calme e potabili e cibo. Il mare è un deserto. Attira come attirano le grandi vette. Ma chi lo conosce sa bene che si sta tranquilli altrove. Soprattutto se si agita. Come dicono gli inglesi, il posto migliore durante una tempesta è… sotto un albero di mele.

Ma cerco io la tranquillità? Cerco io i facili fiumi? Le acque chete? Certo che sì. Solo che ogni tanto mi tocca pure andar per mare. Tutti i 6 progetti prima di Man on the River mi hanno portato, con il grande e fondamentale aiuto di Bruno Porto, lui si vero skipper, a navigar per mare. Ma sempre io avrei preferito navigar per fiumi.

Ste onde dopo un po’ mi rompono. Anche se, tocca ferro, mai ho sofferto il mal di mare in vita mia. Il fiume è troppo vitale troppo vario. In mare mi annoio, devo confessarlo. Mi piace il cabotaggio,quello si.

Le 150 miglia di onde e centrifughe tra Costanza e Sozopol mi hanno stancato molto. Invecchio e gli occhi sono stanchi dopo tanta acqua e sole. E ghiacci. Non riesco a tenerli troppo aperti. Forse sarà anche questo.

Dopo 10 giorni di amicizia e incontri felici Costanza, la bella Costanza è dietro. L’ho amata davvero. Ho trovato amici profondi. Ho conosciuto Art e Marty, americani, da Washington DC (la skipper è Marty). Navigano da mesi con una barca comprata in Turchia. Poi Ed e Sue che hanno attraversato Atlantico sul loro catamarano. Simpaticissimi. Li abbiamo aiutati una mattina a riarmare l’albero. Hanno una barca che ha tutto. Tutto!

Hanno disceso il Danubio di corsa. Purtroppo hanno poco tempo. 90 giorni di visto. Peccato! Solito discorso. A Visitare il Louvre in scooter ti perdi qualcosa.

Poi ancora Kurt e Ariel, dalla Svezia. Anche loro hanno disceso il Danubio e rialberano qui. Dolcissimi entrambi. Poi Manfred e sua moglie, tedeschi. Lui grande skipper. Ha girato il mondo intero. Li reincontrerò a Sozopol.

E poi ancora altri. Al Manarola mi vizia Gabriel, che cucina da dio. Mi offre i suoi piatti, spesso me li regala. Sa che non posso permettermeli. Lo filmo mentre fiammeggia succulenti soffritti veloci. Senza contaminare il sapore vero. E tanto crudo, cibo vivo. Un paradiso.

Tutta la bellezza dei ragazzi del Manarola sono un bell’esempio di come un ristorante può portare cibo e cultura e stile sotto il palato di molti. Grazie Aida, grazie Gabriel, grazie Dan e grazie a tutti i ragazzi e le ragazze deliziosi che sempre mi hanno aiutato.

Come Bianca e Maria del marina Port Tomis, che mi hanno ospitato, con Clodia, per tutto il tempo, estendendo anche a Carina questo privilegio. Anche loro hanno aiutato questo viaggio e non poco. Un porto sicuro, e cosi bello, ricco di vita e di suoni, è prezioso, vitale. Vi abbraccio.

Con Ionel, che conosco comprando al suo banco di antiquario un binocolo ottimo, passo giorni intensi. Visito Techirghiol, un santuario miracolato con un acqua miracolosa. Una chiesa nera e di legno. Un lago salato con un fango nero, altrettanto miracoloso. Mi stupisco dei tanti neri che pullulano sulle rive. Rari in Romania. Poi ne vedo uno che si tuffa e… si sbianca!? Miracolo. L’avesse saputo Michael Jackson se lo comprava il lago.

Poi capisco e scoppio a ridere. Il fango è nerissimo e fa miracoli davvero alle ossa ed alla pelle. Il resto lo potete immaginare da voi.

Una bella e giovane giornalista con suo padre mi intervista. Pensavo fosse un uomo dalla mail. È Andreea. Occhi magici. Velista e con il padre ed altri amici hanno fondato sul lago salato di Techirghiol un Sailing Club ancora in costruzione. Senza soldi sono riusciti a realizzare un sogno che sveglierà molti. Bravi.

Il caldo continua. Solo una sera arriva una tempesta violentissima ed improvvisa. Il porto si agita e Sherpa, la barca di Art e Marty rompe una cima di ormeggio a poppa e si intraversa pericolosamente. Io ero a letto su Clodia ma ho sentito il vento fischiare e subito mi sono buttato fuori con la mia borsa per evitare il peggio. Sono abituato ai tornado di Venezia e Clodia volerebbe via. Quindi la mia reazione è trovare un posto dove posso proteggermi. Per fortuna è meno del temuto ma la fatica per riportare Sherpa al molo è grande. Poi passa.

Altri giorni di vento forte e onde. Si sta in porto. Sbatacchio e dormo poco. Questo in mare, malgrado i porti, è normale… Quell’acqua nera che si muove anche di notte non sta ferma mai. Cito Paolo Conte in “Genova per noi”.

Saulius e Ruta mi viziano. Si prendono cura di me. Che persone gentili. Intelligenti. Vita minimale ma solida. Le cose vere sono quelle che contano. Imparare, conoscere, rispettare. Consumando poco. La decrescita felice di Serge Latouche e Maurizio Pallante. E Saulius, che non ha elettricità a bordo dice che si può consumare ancora meno. Ed è vero. Con meno possiamo fare di più. Vivo ormeggiato al loro cutter.

Visito con la bocca aperta il piccolo museo marittimo. Mi stupisce una lapide di tale Teocrito maestro d’ascia. Sopra l’epigrafe è scolpita è una delle sue barche.

Di Vlad Tepes l’impalatore, si conserva un documento autografo. E ritratto. Se un concetto non ti entrava dalla testa, lui, il Conte Vlad, te lo faceva entrare da un altra parte. Si dice che allora sopra ogni fonte in Transilvania, fosse appoggiata una coppa d’oro per bere. E li rimaneva. Un prurito dietro che consigliava onestà e saggezza?

Ora il viaggio da Costanza a Sozopol. Partiamo al mattino verso mezzogiorno. Bellissimo! Buon vento e mare. Poi aumenta e navighiamo al traverso scoprendo dopo una notte calma e veloce una costa alta. Siamo in Bulgaria. Sembra di essere a Dover.

La luna piena illumina le scogliere lontane. Migliaia di lucine rosse. Sono i mulini a vento che generano migliaia di kilowatt. Ci avvisano da Costanza via radio che fuori Varna sono in corso esercitazioni militari. Ci allarghiamo e decidiamo di puntare a Nessebar, distrutta dai palazzoni degli avidi. Era un gioiello. Arriviamo verso mezzogiorno con vento sui 20 nodi in poppa. Si balla. Ma il cutter è super. Clodia è trainata e danza sulle onde. Non una goccia a bordo. Saulius è un grande skipper. Decidiamo che visto che il vento è buono si può andare fino a Sozopol e ci arriviamo. Isola fantastica.

A Sveti Ivan vediamo le reliquie di San Giovanni Battista, ritrovate nel 2011. Un luogo magico. Arriviamo al tramonto a Sozopol, bellissima. Il paesino arroccato su una scogliera alta con case di legno e resti di mura antiche. Peccato per i palazzacci della città nuova. Senza amore. Ci aspetta una bella sorpresa peró…

Sozopol non è porto di entrata e siccome la Bulgaria non è dentro Schengen si deve fare visto di entrata. Ma a Burgas, 15 miglia a nord. Sono triste per questi idioti burocrati che decidono queste rotture di scatole. Dai loro uffici tristi.

Nel porto di Burgas, illuminato da un sole speciale ormeggiamo a vela. Manovre pulite, in silenzio. Ognuno sa quello che deve fare. Le poche parole tra Ruta e Saulius sono in lituano. Capisco meglio il silenzio.

Gentilissimi, sorridenti e giovani ufficiali salgono a bordo. Ridono di queste pratiche, lo sanno anche loro, ma è dovere. Tempo perso. Timbri. Poi la notte in porto. Burgas al risveglio. Il caffe di un capitano di un grande rimorchiatore a fianco portato a Ruta e Saulius. La bellezza ama nascondersi.

Esco a cercare un caffè. È bella Burgas. Mi stupisce. Case eleganti, l’albergo Bulgaria altissimo e fuori luogo oggi, retaggio architettonico di tempi socialisti. Rovine antiche, dolmen, museo archeologico con nave vichinga. Anche qui. Come sempre. Come me.

Piccole e grandi barche lungo il fiume e la costa. Uomini stanchi e bisognosi di conoscere, di mangiare. Un po’ disadattati. Loro si ubriacavano di Ale (birra) io di bellezza. Da un parco in cima alla collina la baia di Burgas mi abbaglia della sua bellezza.

Incontriamo al mattino due ragazzi tedeschi, Liza e Heichel. Belli e simpatici. Poi, in un tipico (sicuro tipico!) ristorante bulgaro (pizza bulgara, pasta la carbonara bulgara etc…), Eugenia che gentilissima mi presta pure dei soldi che non ho per il biglietto verso Sozopol. Già, non ne posso più di onde e decido di cedere il posto ai due giovani ragazzi. Sono solo 15 km via terra. Vado in bus e anche al marina di Sozopol mi ospitano. Un marina splendido nel porto preferito del Mar Nero da fenici greci e romani. E tanti altri. Grazie ancora.

A Sozopol scopro una città arroccata che sembra mediterranea. Ritrovo i fichi. Quasi assenti finora. Sozopol, città della salute, case già turche, di legno e fortezze greche romane bizantine. Una barca, la più bella trovata finora, la Alemana, che è, vista da prua, una barca di 1000 anni fa. Vichinga.

Poi col mio solito angelo trovo un festival degno di nota. L’Apolonia Festival of Arts. Celebra i 20 anni.

Ascolto musicisti bulgari di bravura e talento straordinario. Come Antoni Donchev ed l’Eva Quartet. Il mistero delle voci bulgare misto a jazz e poesia. Una ragazza con grande gentilezza mi racconta del festival Radmila.

Poi due giovani, Dimeter e Pepa mi accompagnano a conoscere Tita e Lili che hanno un piccolo negozio atelier che vende e produce oggetti poetici e belli. Sozopol è una perla che è già stata in parte data ai porci. I mercanti senza amore distruggono tutto. E turisti con la pancia di fuori e tutto collo (nel senso che non hanno testa) comprano tutto.

Anche le meravigliose, e tipiche, conchiglie polinesiane. Come vorrei essere capace di rovesciare i loro banchi pieni di ignoranza.

Il conte Vlad Tepes che farebbe?

Ora cerco di raggiungere Istanbul. Mi mancano 200 km, 120 miglia nautiche. Sono a pezzi per quanto mi riguarda. Ve lo devo confessare. Un viaggio-vita che da’ e prende a piene mani. Sempre.

Come l’acqua.

Vi abbraccio.

* Ad essere onesto, wikipedia dà la spiegazione migliore: il turco ‘Kara Deniz’ (nero mare), e ‘Ak Deniz’ (bianco mare), erano intesi come indicazioni geografiche. Nella vecchia tradizione turca, i colori nero e bianco stavano ad indicare settentrione e meridione, visti dalla prospettiva della panisola anatolica.

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10 Responses to “Un Mare Nero”

  1. maurizio scrive:

    direi che hai ricevuto molto e sicuramente hai dato molto.
    e mi sembra snche di poter dire che anche un po il tuo modo di scrivere e cambiato.. e diventato più infiammato e passionale.

    prima o poi quando tornerai a venezia vorrei conoscerti di persona !!!
    con tanta passione cosi addosso non puoi non avere qualcosa di buono da trasmettere !!!

  2. Giacomo scrive:

    Grazie Maurizio,

    si, hai letto bene tra le righe. Sono anche molto stanco della violenza del turismo di massa. Un mostro mostruoso.
    Con grande piacere e curiosità ci incontreremo.

    Un abbraccio forte

    giacomo

  3. Franco scrive:

    Giacomo,
    tieni duro, stai per arrivare. Ti capisco, sono un velista.
    Franco

  4. Claudia scrive:

    Caro Giacomo,
    Caterina ed io ti pensiamo e ti siamo vicine invidiando, con un cuore d’amiche, i tuoi occhi ricolmi di magnifica natura!

    attendiamo la notizia del tuo arrivo a braccia aperte di gioia!!

    Claudia e Caterina

  5. Giacomo scrive:

    Grazie Claudia e Caterina,

    sono onorato della vostra attenzione.
    Le cose che racconto sono, per limiti di spazio e di mie capacità narrative, un decimo di quello che accade.
    Spero poi con il libro di riuscire a dire di più.
    E poi con gli incontri in 3D

    Un abraccio a presto a Venezia

    g

  6. maurizio scrive:

    allora quando torni a venza si fa un pizzata tutti insieme in 3d !!!

  7. Maurizio scrive:

    Che bello !
    Bravo Giacomo, non sai che energia danno i tuoi racconti, e quanta speranza smuovono nei cuori un po’ assopiti di chi è nel vortice.
    Tieni duro.

    (l’altro maurizio, che continua a seguirti fin troppo silenzioso)

  8. Giacomo scrive:

    Ai due Mau Mau rispondo con grande piacere.
    Sapete i miei contatti e saprete quando sarò a Venezia dal sito.

    Un abbraccio e grazie del vostro affetto
    È Il vento migliore

  9. Mariobios scrive:

    Uff…Giacomo,il tuo lungo silenzio cominciava a preoccuparmi…Ben ritrovato!
    Stanchezza più che giustificata,credo faccia parte della conoscenza CONSAPEVOLE.Sempre grazie per le emozioni che ci trasmetti.
    Un abbraccio da me e Gil.

  10. luciano scrive:

    contento di rivederti ad Apollonia Pontica, anch’io ho visto quel bel festival ma i banchetti c’erano già 5 anni fa (purtroppo). saluti dagli astigiani

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