Europa! – Da Vendenheim a Strasburgo


Ci eravamo interrotti a Vendenheim con Henri Bronner, il sindaco. I doni da parte sua non finiscono: il giorno successivo ci invita a pranzo. Qui sono tutti gentilissimi e ci vogliono bene, come lungo tutto il nostro percorso finora.

Davvero! Anche perché sanno che siamo di passaggio, ed essere leggeri aiuta molto nella vita. Il peso del rapporto continuo, delle cose fisse da proteggere, rende forse meno disponibili e ci invita a richiuderci in noi stessi e nei nostri piccoli comfort.

La scomodità del viaggiare ci rende necessariamente aperti al mondo, e gli altri non fanno che riflettere su di noi il nostro stesso essere e sentire.

Questione di risonanze… acquatiche, come sostiene Masaru Emoto, controverso studioso giapponese, ritenuto un guru da molti ed un ciarlatano dalla maggior parte degli scienziati.

Io devo dire che condivido per esperienza diretta molte delle cose che dice e che rivela. La metafisica della vita è molto più fisica di quello che pensiamo.

Dormiamo sonni profondi ormeggiati a fianco di Rataka, la barca-casa di Remy e Nadash. Alle 6 scendo quatto quatto e cerco il pane ed i croissant per Fine, Bruno e me, trovando una bella boulangerie nel centro di Vendenheim. A mezzogiorno il sindaco ci invita a pranzo con moglie e nuora (il figlio lavora a Boulogne sur Mer, come addetto alla sorveglianza della Manica).

La cucina alsaziana è ricca e gustosa e non mi dilungo a descrivervi i piatti. Faccio prima a mangiarli, poi vi dico… Il mio piatto assomiglia un po’ al brasato al Barolo, con carni e ricchissime salse francesi. Fine e Bruno si dedicano a crauti e patate, con salsicciotti, würstel e carne di maiale cotta benissimo e buona da morire.

Cerco di essere più vegetariano che posso ma qui è molto difficile.

Alla sera siamo ancora invitati ad una festa del personale del comune, dove ci attendono altre mangiate potenti, con tanta carne e dolci da delirio, fatti in casa. La simpatia di tutti ci avvolge calorosamente. Henri, da vero gentiluomo, ci introduce a tutti pubblicamente e riceviamo molti applausi per il nostro viaggio.

Nel frattempo ci ha raggiunto un gradito ospite, Karl (detto Kalle) il papà di Fine, appena arrivato dai pressi di Hannover per passare con noi alcuni giorni.

Kalle, forte e simpatico, fa un lavoro bellissimo: si occupa di landscape art e costruisce bellissimi e poetici recinti, staccionate e molte altre cose con salici e tutti i materiali che la natura gli offre. Alla fine della serata passeggiamo verso Vendenheim, in mezzo a campi di mais e ciliegi immensi.

Il mattino dopo posiamo per qualche foto scattata da giornalisti locali con Henri a bordo di Clodia; poi, dopo un breve saluto a Nadash, ripartiamo verso Strasburgo. Si rema di nuovo!

Una canicola mediterranea avvolge la pianura e sarà questo, sarà la conversazione sui massimi sistemi con Kalle, a bordo con me, sarà per i saluti calorosi di alcuni pescatori, che all’ultimo ponte prima di Strasburgo, dopo averne passati più o meno 700, sento uno strano rallentamento di Clodia, e poi un sinistro craaaaackkkkk…

Mi giro e vedo Kalle piegato e con gli occhi sgranati che regge in mano, sopra la sua testa, l’albero di maestra, che sta cadendo verso me. Putt.. mi dico, e mi maledico: non ci posso credere. Io che propugno l’attenzione continua mi sono distratto proprio all’ultimo e ora penso già ai danni da riparare.

Per fortuna il trasto di Clodia e il bloccaggio dell’albero è stato sapientemente costruito da Roland in modo da rompersi subito, senza fare danni maggiori alla struttura o peggio allo scafo, in caso di urto contro un ponte.

Tutto ha funzionato ma inaspettatamente la base dell’albero ha sfondato la paratia stagna di prua, che da riparare sarà un po’ più difficile. L’albero è intatto. “Manco mal”… come si dice a Venexia. “Me misero, me tapino!!” diceva qualcuno nei fumetti. Io uguaglio.

Archiviato il dispiacere ripartiamo mogi mogi e la natura ci addolcisce la mattinata con un ciliegio secolare sul quale Bruno si arrampica come una scimmia; io lo raggiungo un po’ meno agile e mi consolo con le ciliegie nere più dolci di tutto il viaggio.

Siamo ormai alle porte di Strasburgo e l’ultima chiusa, la 51, segna il congedo dai canali francesi: le chiuse sono state in totale 252 (più altre 20 sul Tamigi). Passate una per una sono veramente tante: ne abbiamo ancora un centinaio fino ad Istanbul, forse meno.

A Strasburgo entriamo verso le due di una domenica afosa e caldissima, sopra i 33 gradi. Passiamo remando davanti alla opulenza tecnologica del Parlamento Europeo e mi vengono pensieri controversi e tristi sui nostri europarlamentari da 35.000 euro al mese, mentre milioni di persone (che magari hanno competenze molto maggiori di loro) lottano con stipendi a tre cifre. I politici efficienti esistono, sia ben chiaro, ma sono rari mi sembra. Chissà perché?

Mi faceva quasi vergognare di essere italiano, vedere che il sindaco Bronner (stipendio 1.300 euro al mese!) corre a destra e sinistra come un matto, anche sabato e domenica, e sempre con il sorriso e la disponibilità nei confronti di tutti. Ci fermiamo per uno spuntino in un chioschetto di un signore gentilissimo che si rivela armeno-russo e che, non appena scopre che io sono italiano, ci piazza ad alto volume, una compilation di successi anni 60-70-80 sui quali impera sovrano Adriano Celentano.

Se non fosse per qualche dettaglio potrei essere lungo il Ticino. Anche l’acqua, verde e trasparente con molti pesci, ricorda quella bella acqua che ancora mi ricordo quando ci arrivai controcorrente dopo 400 km di Po biondo al cappuccino. L’acqua è pulita, il vento si è alzato ed è favorevole: si riparte e Kalle è ancora con me. Troviamo finalmente ponti alti e le navi passeggeri che sono enormi ci fanno capire che siamo a poche centinaia di metri dal Reno.

Il porto di Strasburgo è vasto, e non sappiamo ancora che troveremo porti ben più grandi. Bruno e Fine ormeggiano Serena all’ombra di grandi platani sul lungo canale, in un marina, mentre io proseguo alla ricerca di un posto più silenzioso, quando vedo una donna in lontananza sbracciarsi a bordo di una Peniche.

Mi avvicino e vedo che mi mostra una copia del DNA (Derniere Nouvelles Alsaciennes) con l’articolo uscito in mattinata che parla di noi, con una bella foto di Clodia. La barca si chiama Labor, è molto grande, 55 x 6 m e Anne, bella e sorridente, mi invita con gentilezza bordo per un caffè. Che bello, sono felice e ormeggio. Per salire a bordo devo arrampicarmi per almeno 3 metri, altre dimensioni rispetto alle Peniche dei canali.

A bordo scopro una casa bellissima e Toni, il compagno di Anne che mi da’ il benvenuto. Un bel caffè, al quale sto rinunciando da molto, e il tempo di raccontarci brevemente le nostre storie. Anne e Toni si occupano di cultura e la loro Peniche è un atelier immenso. Sono pieni di iniziative e tutte sull’acqua, tra le quali un festival di imbarcazioni nel 2010 e un mercatino di Natale sull’acqua per il quale vengono da tutto il mondo.

La comunità di “liveaboard” è molto nutrita e subito mi accolgono tra loro. Il porticciolo è bello e protetto, situato vicino alla cittadella. Ci verrà offerto come al solito un trattamento molto generoso e Clodia non pagherà nulla per le due notti di ormeggio. Un’altra bella donna, Helene, mi accoglie e mi invita a cena dopo essere stata a bordo di Serena dove Josephine, Kalle e Bruno si eclissano di buon’ora.

Helene, che disegna costumi per il teatro, è una donna affascinante che vive a bordo da sei anni e ha purtroppo subito l’affondamento per motivi ancora sconosciuti della sua bella barca in acciaio del 1908.

La sua vita è stata dura ed ora le beghe con l’assicurazione la fanno soffrire. Tra chi vive a bordo non tutto è rose e fiori. Una bella doccia (quanto si apprezzano…) e poi a letto anch’io, sotto le stelle dato che non minaccia pioggia.

Al mattino mi sveglio con due occhi neri che mi fissano da vicino. Un collo lungo lungo: un cigno curioso mi guarda. Poi vede che forse c’è di meglio da mangiare e sparisce.

La giornata sarà come al solito densa: varie interviste e riparazioni per Clodia. Bruno ha già fatto ieri il grosso ma ancora resta la paratia.

Ci servono resina ed altre cose, senza dimenticare il cibo. Viaggio nel calore inusuale, spossante, anche perché c’è traffico ed il rumore aumenta il disagio. Risolviamo tutto e poi, boccheggianti, ci ritroviamo al porticciolo.

Cerco di dormire un po’ all’ombra di una barca ma esce una signora che mi racconta la sua bella storia, a bordo della Nave di Vetro che appartiene ad Alexander, maestro vetraio. Belle queste vicende di persone che a qualsiasi età ricominciano una vita. Alexander per esempio faceva il camionista, ma a 50 anni ha cambiato vita.

Adesso che ci penso anch’io ho fatto così. E che dura, e che bella vita mi son trovato. Qualcuno disse che la via per la miseria è facilissima, e non mi riferisco al denaro solamente. Per avere qualcosa in più bisogna fare un pò di più. Un bel po’ di più. Non dormo ma imparo, ed è meglio. Avrò tempo per dormire.

Alle 5,30 abbiamo appuntamento con Madame Buchmann, vi ricordate, che si occupa di ecologia, e siamo invitati per l’intervista al consiglio comunale di Strasburgo. Entriamo con Bruno dopo una bella passeggiata lungo il fiume e veniamo accolti da un signore elegante e che ci dice “Ma siete voi i rematori?”. “Si, siamo noi” e ci porta nell’ufficio di Mme Buchmann. Scopriamo che lei stessa aveva raccontato del nostro viaggio come esempio nel precedente consiglio comunale. Che onore!

Il caldo è opprimente anche all’interno e la nostra giornata “politica” si rivela nella sua faccia stanca, ma ancora piena di energia e di passione. L’intervista è interessante ed intensa: scopriamo le politiche ambientali di Strasburgo. Mi sembra davvero che sia una brava e appassionata amministratrice. Venite a Strasburgo a controllare.

Torniamo da Anne e Toni per un’altra intervista e poi ci prendiamo un ora di relax visitando Strasburgo. Canali, edifici nella classica struttura mista legno e muratura, natura e arte convivono nella piccola come nella grande scala. La guglia della cattedrale è veramente imponente, gotico flamboiant da mozzare il fiato. Un po’ presuntuoso ma impressionante.

Torniamo a casa, cioè in barca, per dormire. All’indomani si parte per il Reno, un nuovo capitolo si apre. Un vero grande fiume, dopo il Tamigi e la Mosella.

Siamo eccitati e felici, domani festeggeremo i primi 1000 km, e sono 1000 km di gioia e fatica, incontri e doni, ma soprattutto di acque in mezzo all’Europa. Le vene e le arterie di questo grande continente. E noi ci siamo dentro, sopra, cercando di non fare danni e di imparare.

A presto amici.

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5 Responses to “Europa! – Da Vendenheim a Strasburgo”

  1. maurizio vallebona scrive:

    devo drie che c’è una cosa che mi colpisce sempre di questi racconti.
    la bellezza che io scorgo nel vostro viaggio e questo magnifico trovarsi di persone e di cuori.
    di gente che ha ancora a cuore questo vecchio pianeta e si prende la briga di rischiare e di fare, di metterci qualcosa di suo e di aprire parte del suo cuore anche a degli sconosciuti magari, ma che sente affini perche legati a una causa comune.
    E bello sapere che questo pianeta ha ancora gente così :-)

  2. luigi pavia scrive:

    Vi auguro che le porte delle prossime chiuse si aprano magicamente, al vostro passaggio leggero, ma che lascia tracce nelle vite che incontrate. Ponti più alti, ma il medesimo spirito! Grandee Giacomo, buon vento

  3. Giacomo scrive:

    Grazie Maurizio e grazie Gigi!!
    Si, tante persone davvero con passione esistono ancora. Basta cercarle e crederci e lavorarci insieme. Che gioia trovarle!!

    Ma sai, Gigi, che davvero alla chiusa dopo abbiamo trovato le porte aperte. Invece di scendere e salire i 10 mt soliti per azionare tutto il marchingegno (qui sul Meno funziona così). Funzioni Gigi!!
    Magari anche col vento!?

    Un abrraccio

  4. mario scrive:

    …1000 km….Bravo Giacomo,bravi tutti voi,bravi Chi vi accoglie,vi sostiene,vi conforta,Ognuno con le sue bellissime storie che diventano comuni.
    Stai dimostrando che “un altro modo è possibile”.
    Un abbraccio da me e Gil.

  5. Giacomo scrive:

    Grazie Mario, è possibile davvero ed è bello!

    Un abbraccio e grazie a te

    g

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